Come si fa a non volere bene ai
Wombbath?
Forti di una carriera trentennale (le prime uscite sono del 1992) durante la quale hanno patito le alterne fortune del death metal, la band di Sala da qualche anno a questa parte è riuscita a rimettersi in carreggiata riprendendosi, album dopo album, il dovuto spazio nell’affollato panorama dello swedeath.
“
Agma” – questo il titolo dell’ultima fatica della band guidata da
Hakan Stuvemark – è un piccolo grande gioiello di puro swedish death metal, settantadue minuti di musica ispirati e freschi che, nonostante la durata impegnativa, non stancano e non annoiano e fanno venire voglia di ascoltare il brano successivo.
La band sciorina tutto il meglio del proprio repertorio che, è giusto ricordare, include armonizzazioni, raddoppi melodici, d-beat tarantolato, blast beat granitici, a passaggi di epica luciferina ma che, allo stesso tempo, trova anche il tempo di introdurre qualche elemento nuovo o inconsueto (v. l’uso dei violini in “
A world of destruction”) spostandosi un po' più in là dai canoni imposti dall’uso del Boss HM-2 e dal classico sound zanzaroso (valga l’esempio di “
Oh fire of hate”).
Ma la marcia in più viene data dalla produzione avvenuta presso gli Studio Unbound. Potente e gloriosa, è tagliata come un fine abito sartoriale, vestendo “
Agma” alla perfezione le sedici tracce del cd.
E quando si pensa che la band abbia dato ormai tutto e si avvii ad un dignitoso congedo, ecco che i
Wombbath piazzano la doppietta finale
“Scorned existence” e
“On a path of repulsion” mollandoci un paio di sberle ben assestate capaci di farci fare un giro su noi stessi a 360°.
Miglior lavoro dei
Wombbath post reunion? Senza alcun dubbio! Date al quintetto svedese una possibilità e non rimarrete delusi.
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