C’erano una volta i
Cirith Ungol e…ci sono ancora!
Ma per rinfrescare la memoria di tanti la
Metal Blade ha fatto un’opera meritoria; ha in pratica ristampato con un suono rimasterizzato per celebrarne degnamente i quarant’anni dall’uscita, il debutto degli americani, il mitico
Frost And Fire.
Un album che pur nascendo negli anni ottanta ha un suono e canzoni che hanno un’origine settantiana questo perché la band ha le sue origini in quell’epoca così come i brani composti per l’album.
Questo disco è una pietra miliare del nascente movimento metal americano, perché è anche da questo che si è sviluppato l’US metal; bisogna dire che a differenza delle troppe ristampe rimasterizzate che hanno potenziato le frequenze ma togliendo quel qualcosa che rendevano gli originali unici come un body builder sotto troppi steroidi, qui il discorso è diverso.
Perché come dicono bene le note incluse, questo debut è stato resuscitato da
Armand John Anthony ai
The Captain’s Quarters in California, perché non solo ha tolto di dosso la patina degli anni ma ha restituito il feeling, il calore del suono seventies rendendo tutto ancor più degno di tale acquisto.
Difatti come non scapocciare con la titletrack dove la voce acida ed aggressiva di
Tim Baker ci attacca alla gola, o la doomy “
I’m alive” dove assistiamo ai duelli tra le asce di
Jerry Fogle e
Greg Lindstrom, per non parlare della stupenda “
Edge of a knife” e ciliegina sulla torta la strumentale crepuscolare “
Maybe that’s why” dove le chitarre si sfidano a colpi di assoli che sono lava pura.
Qui abbiamo intensità, epicità e pathos in un album che non cede di un secondo finalmente riportato alla ribalta di nuovo; perciò ragazzi e ragazze mano al portafogli e portatevi a casa questo sommo trattato di grande musica dura, onore ai
Cirith Ungol!
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