E ci risiamo … ancora una volta, di fronte a formazioni leggendarie contrassegnate da importanti variazioni nel personale artistico, il fedele appassionato si trova al cospetto della consueta girandola di annosi quesiti: saranno ancora loro? O il glorioso nome è sfruttato solo per mere questioni “propagandistiche”? E ancora, sarò in grado di valutare questa versione del gruppo senza farmi influenzare troppo dai fasti passati, fatalmente intrisi di nostalgica emotività?
Per quanto riguarda i
Giant il sottoscritto c’era già passato ai tempi di “
Promise land” (con l’ex-Strangeways
Terry Brock dietro il microfono), decidendo, al termine di disorientamenti e ripensamenti, che la
band, seppur perdendo qualcosa in fatto di personalità, era riuscita a non svilire una denominazione così amata ed eroica.
“
Shifting time” ripropone in pieno i dubbi del 2010 e, come vedremo, anche le conclusioni a cui si giunge dopo l’ascolto di un disco, diciamolo subito, assolutamente appassionante.
Con la voce e il
songwriting di
Kent Hilli e contributi alla composizione garantiti da
Alessandro Del Vecchio (presente anche in “cabina di regia”),
Michael Palace,
Kristian Fyhr (7th Crystal) e
Pete Alpenborg (Artic Rain), i
Giant del 2022 possiedono tutte le qualità (
pathos, grinta, istintività, …) necessarie a conquistare le vette della scena melodica contemporanea, ricca di talenti e di eccellenti professionisti, parecchi dei quali, però, non particolarmente “carismatici”.
Insomma, analogamente a quanto rilevato in passato, fare a meno di
Dann Huff (che pure ha approvato l’intera iniziativa e concesso la sua chitarra nel singolo “
Never die young”),
Alan Pasqua,
Mark Spiro e
Van Stephenson, anche se i “rimpiazzi” sono certamente artisti di comprovato valore, non può proprio passare inosservato, e ciononostante sarebbe davvero ingeneroso bollare il “nuovo corso” del
team come opportunistico e poco ispirato.
Partendo dal
singer dei Perfect Plan, pretendere che cancelli il
trademark di
Dann è pura follia, e da musicista (e autore) intelligente e consapevole dei propri mezzi espressivi (enormi, per inciso …) quale è, nemmeno ci prova, intridendo i pezzi della sua tipica vocalità, intensa e stentorea.
Arrivati all’approccio stilistico dell’opera, con ampi margini di approssimazione e l’ausilio di un pizzico d’iperbole “giornalistica”, potremmo definire questo “
Shifting time” il “
Time to burn” dei
Giant nel terzo millennio, rilevando un certo “indurimento” del suono rispetto al precedente “
Promise land”.
Dopo l’
intro evocativa della
title-track, tocca alla
bluesy “
Let our love win” dimostrare di che “pasta” è fatta questa incarnazione della
band, una materia accattivante, energica e suadente che si apprezza altresì nella successiva “
Never die young” (davvero una sorta di Perfect Plan
meets Whitesnake
meets …
Giant!), pulsante di classe e pregna di notevole tensione emozionale.
Si continua alla grande con il magnetismo melodico di “
Don’t say a word” (ottimo il
refrain) e “
My breath away”, per poi passare a una “
Highway of love” che sebbene alimentata da un intrigante spirito
hard-blues, non va oltre la piacevolezza.
Al “giro di boa” del programma, è doveroso sottolineare l’eccellente prestazione di
John Roth (Winger, Starship), senza dubbio uno dei “seminuovi” (artefice di una prestazione di livello anche in “
Promise land”) protagonisti dei
Giant, in grado di intrecciare incisività e sensibilità alternando con sapienza “graffio” e languidezza, con quest’ultima che alimenta “
It’s not over”, la Foreigner-
esca “
The price of love” e la gradevole ballata “
Anna Lee”.
Buone vibrazioni le garantiscono anche “
Standing tall” e “
Don’t wanna lose you”, altre coinvolgenti escursioni nei battuti sentieri dell’
hard-rock blues, mentre “
I walk alone” aggiunge un pizzico di enfatico melodramma a una scaletta complessivamente priva di autentiche controindicazioni.
“
Shifting time” è dunque un albo estremamente competente, che soffre di pochissimi cali d’ispirazione, pur senza apparire particolarmente “caratterizzato” … tutto sommato la conferma di una statura ben oltre la media, degna di un
monicker tanto
Gigantesco.