È un prog rock roccioso e marcatamente melodico quello dello svedese
Jonas Lindberg (
“Secret Motive Man”), che soprattutto negli episodi più epici fatica a non ricordare i
Transatlantic (penso a
“Summer Queen” o a
“Miles From Nowhere”, con il cameo proprio di Roine Stolt).
Talvolta emerge un animo soft che rievoca i
Kansas delle origini (
“Little Man”, “Astral Journey”), ma è lo spettro di Neal Morse - e dei suoi tempi, per così dire, spesso dilatati - a regnare sovrano (
“Oceans Of Time”, “Why I’m Here”).
Difficile per un progster incallito non apprezzare un lavoro di questa fattura, le cui due pecche principali stanno proprio nel sound estremamente derivativo e in una durata titanica (ma probabilmente questi due aspetti vanno di pari passo).
Per il sottoscritto, alla fine, rimane un album formalmente ineccepibile ma tutt’altro che fondamentale.
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