Sono sbalordito da questo disco.
No,
Carpe Diem non è il miglior lavoro dei
Saxon, non è quello con la copertina più bella, non è quello con il suono migliore, ma è una cazzo di garanzia!
Le parole non rendono bene il concetto di VENTICINQUESIMO album in studio, con elementi come Biff, Quinn e Glockler che hanno OLTRE SETTANT’ANNI ed una carriera con pochissimi punti deboli. Tutto questo è eccezionale e nessuno della vecchia guardia può competere con loro. Nessuno. Potrà sembrare un discorso banale e trito ma è giusto ricordarlo, soprattutto quando vengono osannati altri dinosauri musicali che potrebbero lucidar loro le scarpe.
L’artwork di
Paul Gregory -responsabile di almeno una ventina di copertine per la band inglese- ci introduce al disco dipingendo direttamente una scena che possiamo immaginare ascoltando la
title track, un pezzo roccioso e senza fronzoli (già rilasciato come singolo) con il ritornello ripetuto molte volte e che ci riporta all’epoca dell’Impero Romano. Quella di raccontare piccole vicende, portare l’ascoltatore in un periodo storico, rivivere un particolare avvenimento è una cosa che ai Saxon è sempre riuscita benissimo; i loro dischi sono infatti una sorta di raccolta di storie affiancate da altre canzoni con temi più tradizionalmente rock. Il nuovo
Carpe Diem non fa eccezione e basta scorrere la tracklist per rendersene conto.
Tracklist che si rivela equilibrata e che alterna pugni sonori quadrati e massicci come "
Age Of Steam", l’arrabbiatissima "
Super Nova" o "
Living On The Limit" ad altri pezzi più elaborati, anthemici e melodici come la riuscitissima "
Remember The Fallen" oppure "
Lady in Gray".
I
Saxon hanno una classe infinita e sanno come deve suonare una fottuta canzone heavy metal, e pazienza se tra i diversi brani proposti su questo album ce ne sono alcuni davvero efficaci, alternati ad altri un pochino di mestiere, con una scrittura abbastanza codificata, diciamo. Il risultato finale è sempre pazzesco. Durante l’ascolto mi sono chiesto più volte: “ma come fanno a trovare questa energia?”.
Energia espressa anche dalla produzione (ad opera di
Andy Sneap) dato che
Carpe Diem ha suoni enormi che tirano giù i muri, spessi, cristallini e questo può piacere oppure no. Credo dipenda anche dall’età dell’ascoltatore. Da una parte rende la proposta dei Saxon più moderna, svecchiandola e tirando fuori il meglio dai musicisti. Dall’altra, però, toglie un pochino l’originale trademark della NWOBHM spingendo il suono inglese dei Saxon verso lidi “tedeschi” rendendo la proposta simile a quella degli Accept, per esempio. Ma sono gusti, la bontà delle canzoni non è minimamente in discussione.
Questo è un disco con un a certa freschezza, fatto di riff graffianti, di break centrali rallentati, di melodie vocali riuscite e di assoli davvero ben costruiti, sentiti e che ricamano le canzoni senza mai appesantirle, anzi, donando pura emozione.
Carpe Diem è un album alla vecchia maniera, senza bisogno di lunghe introduzioni, di allungare il brodo o di inserire orchestrazioni per cercare di proporre qualcosa di interessante. Tutto va dritto al punto perché quando hai qualcosa da dire lo dici, non ci giri attorno.
In generale si nota una preferenza per i mid tempo e gli up tempo, a discapito della velocità pura, ma è fisiologico vista l’età e per nulla disturbante. Mi rendo conto che sia abbastanza difficile mettere a confronto un disco come
Carpe Diem al resto della produzione dei Saxon degli ultimi, diciamo, vent’anni ed il motivo è che non ci sono mai stati cambiamenti radicali o sconvolgimenti. La formula è la stessa, così come la qualità: sempre altissima. Certo, se me lo chiedete posso indicare The Inner Sanctum, Lionheart e Battering Ram come i miei preferiti ma, come dicevo, è un discorso personale ed in ogni disco ci sono diversi pezzi di altissimo livello. Dopo gli ascolti intensivi di questi giorni sento già di preferire questo nuovo album ai seppur buoni Sacrifice e Thunderbolt, ma è ancora presto.
Sui dischi del passato remoto della band nemmeno mi pronuncio, quella è storia.
Non mi dilungo oltre,
Carpe Diem è un lavoro onesto, vero, suonato ed arrangiato alla perfezione da gente che ha dedicato la vita alla nostra musica e che, ancora oggi, è in grado di dare lezioni a tutti. Forse ci siamo un po' abituati alla loro costanza e per qualcuno potrebbero addirittura non esserci canzoni "in grado di reggere la prova del tempo". Sinceramente me ne fotto e mi godo una band infinita. Giù il cappello e gloria eterna ai Sassoni.
Pezzi migliori:
Age of Steam, up tempo davvero figo ricco di grandi melodie
The Pilgrimage, mid tempo semplice e delicato che ho impiegato qualche ascolto a digerire ma che è poi cresciuto molto
Remember The Fallen, melodica e toccante
Super Nova, di una potenza devastante. Ma come fanno?
Lady In Gray, riff ciccioni che si alternano ad arpeggi e melodie. Mistica e poetica.
Living On The Limit, potente e diretta con un break centrale in crescendo
Pezzi peggiori:
All For One, energica e veloce ma abbastanza banale e ripetitiva
Dambusters, molto carica ma altrettanto di mestiere, senza una grande linea vocale