Spero che nessuno si sia dimenticato di questa splendida creatura di nome
Prophet!
Due dischi all'attivo, molto diversi tra loro; il primo edito in modo alquanto strano dalla Total Experience Records, perché era specialista in soul music, e si tramutò in un enorme platter sulla scia dei
Kansas (forse il miglior esempio con gli
Spy...da non confondere con i già trattati su queste colonne
Spys!), mentre qui ci occupiamo del come back molto diverso e molto più moderno negli arrangiamenti.
Innanzitutto vi è stato il cambio di vocalist, con passaggio dal 'pastoso'
Fasano (
Message) a
Russel Arcara, voce più dinamica e grintosa, nonché più vicina al marchio bonjoviano prima maniera, come aveva fatto intravedere con un'altra splendida band, i
Surgin' di '
When The midnight comes'.
Altro punto forte della band è il tocco unico dell'ottimo tastierista
Joe Zujkowski che in '
Hyperspace' approccia addirittura il proto prog metal che impererà lungo i '90, quindi i fans dei
Dream Theater non si sentano esclusi con questo rendez vous! Altra delizia della band e punto di forza il funambolico bassista
Scott Metaxas.
La title track inaugura l'album in un clima di estatica bellezza, il ritmo nobile e sincopato riprende alcune cose di '
Welcome To The Club' dei superbi
Kick Axe.
'
Can't hide love' è più radio friendly, molto alla Bon Jovi, ma con più capacità ritmica.
'
Sound Of a breaking Heart' continua sulla falsariga con un altro refrain stellare e break chitarristici journey-esque di grandissimo spessore, cesellati appunto da un gusto superiore. '
Asylum' ha un riff accattivante che unito alla punteggiatura delle tastiere ricorda proprio i Surgin' di Arcara e
Jack Ponti (ne riparleremo...).
Poi c'è l'incanto, nel vero senso della parola, acustico di '
Tomorrow never comes' (ci riproveranno con '
Sides') che rappresenta davvero il top gamma del modello ballad acustica, un potenziale singolo di portata enorme, con sovrapposizioni corali da sogno e un tappeto di tastiere sinuose.
'
Frontline' s'inerpica su un bellissimo tessuto di un basso pulsante da Frontline per davvero e suggella un'altra hook-liner da brivido con le chitarre che doppiano la melodia. '
Hands Of Time' è forse la canzone più vicina al loro esordio, ovviamente rivista e corretta secondo i dettami di '
Cycle Of The moon'.
Chiude '
Red Line Rider' che con 'Hyperspace' è la canzone più roboante; basso ancora in primo piano che rotola sulla trama di una melodia muscolare prossima all'heavy metal di classe, letteralmente fantastica, chiusa ancora una volta da assoli di chitarra pirotecnici.
In apertura di recensione ho indicato i 3/5 della band come punti di forza, ma praticamente tutto il quintetto suona e compone divinamente un disco che rimarrà per sempre scolpito negli annali del genere.
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