Al loro esordio discografico, i danesi
Helge mi hanno trasmesso una sgradevole sensazione di confusione, come se la loro musica fosse composta da tanti pezzettini mal assortiti.
Voglio dire,
"Neuroplasticity", particolare sin dall'artwork, non ha una sua identità, ma ne ha troppe: death, black, depressive, un pizzico di avanguardia, voci in growl (predominanti), scream, cantato pulito (piuttosto tedioso), pezzi diretti e feroci, altri più articolati... insomma, troppa carne al fuoco. Per lo meno alle mie orecchie.
Definire l'album "brutto" non sarebbe corretto: il leader
Helge Nørbygaard, affiancato da tutta una serie di musicisti di comprovata esperienza, non è certo uno sprovveduto, e la cura in fase di arrangiamento e quella in fase di stesura dei brani ne sono la prova, tuttavia è proprio il risultato finale a non funzionare perché, terminato l'ascolto dell'album e delle sue strutture tanto cangianti, non è assolutamente facile e la voglia di tornare a premere il tasto play non è il primo desiderio al quale pensi, anzi...
Certo,
"Neuroplasticity" ha ottimi suoni e spunti interessanti e, con altrettanta sicurezza, ci sono lavori ben al di sotto di questi standard, ma non mi sento di promuovere questo puzzle incompleto che, sebbene estremo e, ogni tanto, intrigante, ha troppi difetti per incontrare il mio favore incondizionato.
In ogni caso, vi consiglio di ascoltare gli
Helge: potrebbe darsi che il loro suono vi piaccia e che, semplicemente, non sia fatto per le mie corde.
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