Seguendo la scia di band come Sonata Arctica (i primi), Stratovarius, Edguy ed Helloween, album dopo album i
Rizon possono certamente dire di aver conquistato un posto tra le melodic power metal band più rinomate. Attivi infatti sin dal 1997, ma con il primo full length pubblicato nel 2005, il gruppo svizzero è arrivato in questo 2022 alla sua quinta fatica in studio, intitolata
'Prime Time'. Nessun EP, compilation o cose del genere nel mezzo della loro carriera, ma solo una sconfinata passione per la musica, che li ha portati a comporre ottimi pezzi col passare del tempo.
Ed è allora con
'Prime Time' che questa passione viene scaturita nuovamente, con ben 12 pezzi per un'ora complessiva di ascolto, nella quale i
Rizon viaggiano fra canzoni più rocciose, ballad, ed altre con delle linee melodice più incisive. Certo, l'artwork che, nella teoria dovrebbe rappresentare il biglietto da visita e spingere all'acquisto, molto probabilmente non è il migliore che si possa desiderare, ma ciò che importa è il contenuto.
E di contenuto qui ne possiamo trovare a bizzeffe, dato che la band mischia sapientemente riff dal piglio più moderno a ritornelli molto orecchiabili come in
'Truth Or Consequences',
'Love Your Life' o
'Fuckin' Rock It', quest'ultima perfetta in sede live. A rendere l'ascolto più scorrevole e diversificato è sicuramente l'utlizzato alternato delle vocals di
Matthias Götz e
Anastasia Panagiotou, che in alcune occasioni cantano assieme, mentre in altre singolarmente. E tocca ad
Anastasia regalarci uno dei migliori pezzi del lotto, parlo di
'High Noon', un mid tempo che difficilmente riuscirà a passare inosservato.
'Through The Fire' va troppo sull'inutilmente pesante come sonorità, ma sono davvero piccolezze in un disco che punta sul fattore ritornelli tutta la sua potenza, e quando ci si trova a canzoni come
'In The End' con un gran lavoro di tastiere che rende più epico l'andazzo, o
'Rebel Heart' (che farà contenti tutti gli amanti degli Stratovarius) è davvero impossibile rimanere impassibili.
Un altro passo avanti dunque per i
Rizon, che ci consegnano uno dei loro migliori lavori sin dalla loro formazione. Pensavo la stessa cosa anche quando ho avuto modo di ascoltare il precedente 'Power Plant', ma evidentemente il songwriting ha ancora l'asticella puntata in alto, e speriamo vi rimanga ancora per molto.
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