Dalla Germania, i
Feuerschwanz - Coda di Fuoco - da diversi anni si muovono in quel limbo che si piazza tra il Folk, il Rock e l'Heavy Metal, cercando consensi un po' da tutte le parti.
Significativa, in questo, la scelta delle cover che completano la Limited Edition di "
Memento Mori", che vede i
Feuerschwanz volteggiare dal Punk Rock dei Die Ärzte o addirittura dalla Pop Dance di Haiducii, sino al Death Metal degli Amon Amarth, passando per l'Epic Metal dei Manowar.
Si tratta ad ogni modo sempre di bonus, e comunque non sarebbero nemmeno i primi ad essere beccati a coverizzare gruppi ben distanti dalla scena Hard & Heavy, quindi andrei a focalizzare le nostre attenzioni sulla parte "regolare" dell'album, sugli undici brani che vanno dalla titletrack a "
Skaldenmet".
"
Memento Mori" è subito accattivante, quasi sbarazzina nel suo intrecciare Folk e Pop Rock, in questo assolutamente disallineata al contesto lirico (
"Ich hab den Pesthauch gespürt, Die kalte Erde berührt" ehm... "
Ho sentito il respiro della peste, toccato la fredda terra"). Già, tutto l'album è cantato in tedesco, al più con qualche concessione al latino, mentre musicalmente fanno bella figura gli strumenti tradizionali (cornamuse, flauti, bouzouki, ghironde e violini) che i
Feuerschwanz utilizzano con dovizia e perizia, così come per l'impiego delle doppie voci e di cori e controcori assortiti.
E la componente Metal, direte voi?
Beh, poche tracce: sicuramente l'artwork, degli assoli o riffs piazzati qua e là, e in qualche passaggio un po' più riottoso, come quelli di una "
Untot im Drachenboot" in odor di In Extremo e Saltatio Mortis o nell'approccio alla Powerwolf di "
Ultima Nocte" o "
Krampus".
Se "
Rausch der Barbarei" non si fa mancare nemmeno qualche tentazione modernista a sorpresa affiancate a delle sonorità orientaleggianti, la spedita "
Feuer & Schwert" mantiene fede al titolo ("
Fuoco & Spada") con i
Feuerschwanz che danno sfogo al proprio
animus pugnandi, con un refrain in odor di Sabaton, un accostamento, quello con gli svedesi, che ritroviamo poi sul finire dell'album, in occasione di "
Hannibal". Tuttavia, lo spirito battagliero lascia ben presto spazio all'acustica ballad mediovaleggiante che porta il titolo di "
Das Herz eines Drachen", tra gli Eluvetie e i Blind Guardian più melodici e in modalità di
bardi celitici. E' invece l'epicità cinematografica a caratterizzare le trame sia della seguente "
Rohirrim" sia dell'anthemica "
Skaldenmet", mentre nel mezzo "
Am Galgen" preferisce accodarsi al Folk Metal saltellante della già citata "
Untot im Drachenboot", gettando al contempo un'occhiata al songbook dei Die Apokalyptischen Reiter.
Un album piuttosto eterogeneo e sicuramente anche un bel po' ruffiano, eppure esco dall'ascolto di "
Memento Mori" appagato e divertito.
«Ricordati che devi morire... sì, sì, mo' me lo segno»
Metal.it
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