Copertina 7

Info

Anno di uscita:2021
Durata:60 min.

Tracklist

  1. WHISPERS IN THE DARKNESS
  2. REALITY
  3. MY MOON
  4. CONDEMNED TO FLAMES
  5. NESSUN' ALBA
  6. LIQUID SPECTER

Line up

  • Giacomo "James" Albanese: vocals
  • Ilario Suppressa: guitar
  • Gabriele Tarantino: bass
  • Damiano Rielli: drums

Voto medio utenti

I salentini Leta nascono nel 2016 come trio formato dal bassista Gabriele Tarantino, dal chitarrista Ilario Suppressa (Muffx, ex-Impero Delle Ombre, ex-Witchfield) e dal batterista Damiano Rielli (Ghost of Mary, ex-Burning Seas). Alla fine dell'anno seguente la line-up si completa con l'ingresso del cantante Giacomo Albanese (Serial Vice), ed ora esce il loro primo full-length autoprodotto "Condemned to flames".

La band non fa mistero delle proprie intenzioni musicali: solido doom metal vecchia scuola, con alcune interessanti influenze trasversali. L'opener "Whispers in the darkness" è Sabbathiana fino al midollo: riff sepolcrale, passo lento e solenne, atmosfera dark-horror a piene mani. Emerge subito il timbro ieratico e teatrale di "James" Albanese ed il chitarrismo fluente di Suppressa, con la coppia ritmica che fornisce un buon tessuto dal chiaro retrogusto settantiano. Brano che ricorda nomi come Spiral Grave (gli ex-Iron Man) o i Pale Divine, materiale classico e ben fatto.
La seguente "Reality" conduce in una direzione diversa: c'è il doom metal canonico ma interviene una forte componente psych-rock che occupa ampia parte della traccia. L'escapismo jammistico guidato da Suppressa amplia brillantemente il tiro granitico delle parti dark-metalliche, per un pezzo che paga solo qualche debito alla lunghezza, forse eccessiva. Una tendenza a dilungarsi nelle tematiche che appesantisce un pò il lavoro, secondo me retaggio delle passate esperienze e desiderio di evidenziare le proprie capacità strumentali e vocali (certamente rimarchevoli).
Anche "My moon" (12 minuti) è un esteso percorso occult-doom con qualche scampolo prog-atmosferico che poteva essere maggiormente sintetizzato, ma l'effetto rimane comunque buono per il sentore roccioso alla Saint Vitus rivitalizzato da una parte vocale molto classic-rock. Troviamo anche ripetuti cambi di tempo e venature Nwobhm, a testimonianza che la formazione nostrana possiede un potenziale davvero promettente.
Più rockeggiante e diretta la title-track, un buon episodio da primi anni '80 che trascina l'ascoltatore senza troppi fronzoli. Una sorta di Trouble d'assalto. Più lenta e massiccia "Nessun'alba", cantata in italiano. Evidente omaggio al dark-rock nazionale di Death SS, Impero delle Ombre, The Black, ecc, anche per le aperture prog-bluesy che si sviluppano intorno al basso magnetico di Tarantino. Valida atmosfera gotica e lussureggianti assoli metal, per una band che non teme di osare.
Chiude l'album la criptica "Liquid specter", uno slow oscuro e cimiteriale con venature psichedeliche. L'atmosfera triste e malinconica viene sottolineata da contributi tastieristici, la parte vocale è sufficientemente intensa e passionale, ma la tempistica pare nuovamente sovrabbondante anche perchè la canzone si snoda in maniera abbastanza classica e prevedibile.
Nell'insieme la Lota (figura spettrale del folklore misterico salentino) completa la sua apparizione in maniera rilevante. Certo qualcosa da mettere meglio a fuoco esiste, ma il quartetto dimostra di padroneggiare bene lo stile e di avere profonda conoscenza del genere. Da sostenere per il futuro.

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