I
Voivod sono giunti al ragguardevole traguardo del quindicesimo album in studio, a testimonianza dell'importanza della formazione canadese in ambito metal. Durante la sua quarantennale carriera il gruppo del Quebec ci ha regalato gloriosi momenti storici, evoluzioni stilistiche, immaginario alternativo e stimolante, drammi personali e scossoni del destino, ma soprattutto spettacolare musica metal ed una identità personale inconfondibile, unica e incorruttibile. Dischi come "Killing technology" o "Nothingface" sono dei caposaldi dell'heavy e del thrash più trasversale, sperimentale, innovativo, ed i loro artefici meritano di essere inseriti tra i nomi più influenti ed originali dell'intero movimento musicale metal.
Pur essendo un fan dagli albori degli anni '80 non ritengo necessario dilungarmi oltre in panegirici celebrativi, dei quali "
Away" e soci non hanno davvero bisogno. Meglio concentrarsi su questo nuovo "
Synchro anarchy", che prosegue il discorso iniziato nell'ultimo decennio ("Target earth", "The wake", l'ep "Post society") e testimonia che i
Voivod non hanno perso un'oncia del loro impatto terremotante sospeso tra post-thrash, cyber-metal ed influenze progressive e psichedeliche.
Complessità, complessità ed ancora complessità. Lo stile dei canadesi non è mai stato immediato o istantaneamente assimilabile. Pur provenendo dal medesimo humus sonoro di giganti come Venom, Metallica, Slayer, Motorhead, Discharge, il loro sound ha sempre pescato a piene mani dalle suggestioni spaziali e fantascientifiche, dal visionario mondo psycho-prog di Pink Floyd e Van der Graaf Generator, dalle complicate articolazioni di Rush e King Crimson, dagli stimoli industrial-metal, inglobando il tutto in una forma autonoma ed immediatamente riconoscibile. Il
Voivod-sound è qualcosa di unico e fissato nel tempo, casomai può essere talvolta imitato e replicato (chi ha pensato ai Vektor e ai Black Pyramid?).
L'opener "
Paranormalium" stabilisce subito che siamo di fronte al miglior lavoro degli ultimi tempi: il tiro convulso e cibernetico non lascia scampo, i riff di
Mongrain si intrecciano asettici ed affilati come lame di un robot da dissezione autoptica, la voce di "
Snake" rievoca i tempi d'oro, il quartetto appare coeso come una titanica macchina da guerra futuristica. Intensi, pesanti e fantasiosi al tempo stesso. Più alternativa e conturbante la title-track che parla di coincidenze e sincronicità della vita degli esseri umani, un forte richiamo alla realtà così come la dissonante "
Planet eaters" che affronta il tema del consumo ed abuso di risorse vitali del pianeta. Ritroviamo l'intreccio di energia post-heavy e contributi melodici che tanto amiamo di questa band.
L'estesa "
Mind clock" è pura alienazione alternative-thrash, una specie di escape-room mentale guidata dal groove meccanico della coppia
Laroche-Langevin, mentre "
Sleeves off" possiede quell'atmosfera robotic-catchy che avrebbe ben figurato su "Angel rat". Una prima metà del disco priva di esitazioni, filler, cali di tensione.
Un riffone metal abbastanza classico ci introduce nel contorto percorso di "
Holographic thinking", poderoso episodio post-thrash con forti elementi prog-space pieno di cambi di ritmo ed atmosfera, invece "
The world today" ha nuovamente il taglio sornione ed insinuante dei momenti più alternativi della band. Richiami all'heavy classico ed all'apertura mentale dello sci-fi progressivo, un brano degno dei tempi d'oro.
Gli ultimi due episodi sono pienamente cyber-metal stile
Voivod, ricordano lavori come "Phobos" e "Katorz". La chitarra è taglientemente robotica, le ritmiche incalzanti e meccaniche, in più c'è quel costante velo di amaro sconforto che da sempre anima le produzioni di questa grande band. Tematiche sonore e concettuali cerebrali, ma risolte con il solito dinamismo thrashy che veicola potenza e adrenalina. Up-tempo e speed-tempo si incastrano senza soluzione di continuità a momenti riflessivi e scenografici, con la voce di "
Snake" che lungo i decenni ha perso la rabbiosa isteria punk degli esordi ma ha guadagnato molto in maturità ed equilibrio.
Questo "
Synchro anarchy" mi sembra il disco più riuscito dell'ultimo periodo della formazione. Viaggia sicuro nei canoni tradizionali, ma con alcuni momenti che risplendono dell'ispirazione migliore. I canadesi non sono soltanto una certezza irrevocabile, ma riescono ancora a stupire per creatività strumentale e illuminazione visionaria.
Per chi ama il metal meno scontato e banale, una uscita imperdibile di quest'anno.