Copertina 7,5

Info

Anno di uscita:2022
Durata:25 min.
Etichetta:Metal Blade Records
Distribuzione:Audioglobe

Tracklist

  1. FLESH FROM BONE
  2. SCREAMING ALWAYS
  3. UPON THEIR CROSS
  4. GATO NEGRO
  5. LET THE WORLD BURN

Line up

  • Sean Killian: vocals
  • Phil Demmel: guitars
  • Bobby Gustafson: guitars
  • Christian Olde Wolbers: bass
  • Perry Strickland: drums

Voto medio utenti

In un panorama metal sempre più intasato da mega produzioni plasticose e da reunion farlocche atte soltanto a spillare soldi ai fan, ecco che da un giorno all’altro ti ritrovi tra le mani una bombetta ad alto potenziale esplosivo! Un ritorno improvviso quanto inatteso quello dei Vio-lence, che non solo farà la felicità di ogni old school thrasher che si rispetti, ma che si candida di prepotenza ad entrare nella mia top ten di fine anno, tanto è alto il livello dei brani proposti, e siamo solo a Marzo!

Ma andiamo con ordine… è il 2018 quando Phil Demmel decide di abbandonare, dopo 15 anni, la nave Machine Head, una mossa dettata sicuramente da motivazioni più che valide, ma al tempo stesso molto coraggiosa, non è certo da tutti lasciare un gruppo con un seguito come quello della band di Rob Flynn, senza avere un’alternativa altrettanto popolare e remunerativa. Contemporaneamente Sean Killian vince la sua lotta contro la cirrosi epatica grazie ad un trapianto di fegato, si rimette in forma e torna a vivere. A questo punto, fare 2+2 è inevitabile, e la band annuncia la reunion, anche se inizialmente doveva essere limitata ad un solo show ad Oakland. Le reazioni dei fan sono talmente entusiaste che i nostri decidono di mettersi al lavoro su materiale inedito, e per fortuna, aggiungo io, altrimenti ora non avremmo tra le mani “Let the world burn”…

Che dire, si tratta purtroppo soltanto di un EP, ma sono cinque pezzi uno più incredibile dell’altro, sembra quasi che il tempo si sia fermato per la band di Demmel, Killian e Strickland, che per non farsi mancare niente reclutano altri due pesi massimi, niente meno che Bobby Gustafson e Christian Olde Wolbers, e non c’è certo bisogno che vi dica io di chi si tratta! Il risultato è che sembra di trovarsi tra le mani il successore di “Oppressing the masses", sia come stile che come sonorità, visto come suona fresco ma al tempo stesso old school.

Lo stile è quello tipico ed inimitabile della band, riff taglienti, ritmiche serrate e la voce di Sean incazzata come non mai, come se il cantante non avesse avuto i gravi problemi di salute a cui accennavo prima, e questo non può che farci piacere. Altro trade mark, i suoi testi, sempre pungenti ed attenti a denunciare le varie storture del mondo in cui viviamo.

I brani sono incredibilmente belli, è inutile girarci intorno, thrash metal sparato in faccia come si usava una volta. La produzione è potente ma suona vera e soprattutto dinamica, i solo di chitarra ti scaraventano indietro negli anni ’80, quando si pensava più alla sostanza che alla mera tecnica fine a sé stessa, il sound è compatto e massiccio, la rabbia è tangibile, e non faccio fatica a dire che questo ritorno, e spero si tratti solo di un antipasto in attesa del nuovo full, darà filo da torcere a tantissime band thrash dello stesso livello, parlo di Testament, Death Angel, Exodus e compagnia bella. L’spirazione è ai massimi livelli, e quando finirà il quinto brano non potrete fare a meno di ricominciare immediatamente l’ascolto, tanto alto è il livello dei pezzi presenti. Da quando ce l'ho tra le mani per la recensione, non è passato giorno in cui non l'abbia ascoltato almeno un paio di volte...

Se il livello resterà questo, ma ne sono quasi certo, l'8 lo riserverò al full length...
Recensione a cura di Roberto Alfieri

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