Nati nel 2005 a Portland, nel Maine, i
Falls of Rauros hanno intrapreso una carriera artistica in costante evoluzione che gli ha portati ad esplorare, ogni volta, sonorità e generi anche piuttosto diversi.
Il nuovo album
"Key To A Vanishing Future", per stessa ammissione della band, è la loro release più complessa ed intricata che si pone, dunque, come culmine delle diverse sperimentazioni che il gruppo ha compiuto nel corso degli anni anche se, ed è doveroso sottolinearlo, l'identità "particolare" dei Falls rimane invariata.
Gli esordi vicini al Cascadian Black Metal sono piuttosto lontani, ed oggi gli americani ci offrono una fluida miscela sonora all'interno della quale convivono diverse anime: la predominante, a mio parere, è quella progressive dal momento che l'unico filo conduttore di tutto
"Key To A Vanishing Future" è il continuo divenire delle strutture sonore, strutture, come ricordavo in precedenza, molto complesse, mentre, le altre componenti quali la matrice folk-rock, il death ed il black atmosferico si "adattano" alla voglia costante di cambiare registro e tonalità che caratterizza, marcandolo a fuoco, tutto l'album.
L'ascolto di un lavoro del genere, un lavoro ambizioso, non è semplice ne immediato: la musica dei
Falls of Rauros edizione 2022 ha necessità di diversi approfondimenti per essere compresa fino in fondo poiché, credo sia chiaro, non è proprio scontato passare da partiture di death tecnico (qui e la spunta l'ombra di Schuldiner) ad aperture di puro prog passando, improvvisamente, per incursioni in territori neri ed essere avvolti, contemporaneamente, in atmosfere folcloristiche che sottolineano il notevole attaccamento alle proprie tradizioni di un gruppo, a conti fatti, impossibile da catalogare.
I
Falls of Rauros mettono in mostra, in ogni canzone, una evidente preparazione tecnica ed una capacità di arrangiamento sopra le righe, ma, a volte, si perdono dietro le proprie "turbe" mentali e fanno difficoltà a mettere a fuoco una proposta che, qui e la, mostra momenti di noia o, comunque, di troppa volontà di suonare "tutto" in poco spazio, se capite cosa voglio dire, e questi difetti sono un vero peccato perché, quando invece l'ispirazione è più cristallina, il gruppo riesce a regalarci momenti poetici e melodie sognanti tutt'altro che scontati e dal fortissimo impatto emotivo che sono in grado di suscitare emozioni vivissime soprattutto se, con difficoltà, ci si riesce a calare nel mondo di questi musicisti tanto particolari quanto mai banali.
"Key To A Vanishing Future", il cui concept si basa sul fatto che gli esseri umani sono nati in questo mondo senza consenso e sono costretti ad assumersi sia il peso della storia umana che la responsabilità di plasmare il futuro, è, dunque, un lavoro cangiante, aspro, romantico, istrionico ed estremo non in senso stretto, un lavoro del quale va riconosciuto il valore e lo studio musicale sul quale si fonda, un lavoro, tuttavia, assolutamente non adatto a chi della musica ha una visione mono dimensionale e poco "open minded", motivo per cui, qualora ci si volesse approcciare alle sue traiettorie spesso bizzarre, bisognerebbe farlo con la giusta predisposizione e senza avere vincoli di nessun tipo al fine di godere di un’opera affascinante e, senza dubbio, ricchissima di dettagli e sfumature diverse.
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