Copertina 8

Info

Anno di uscita:2022
Durata:39 min.
Etichetta:Cruz Del Sur Music

Tracklist

  1. WEEPING ON THE MORN
  2. MY PRECIOUS ONE
  3. BABY YOU'RE MINE
  4. LOVING YOU IS KILLING ME
  5. STAY WITH THEE
  6. EMMALINE
  7. MADLY IN LOVE
  8. WE BEASTS OF THE NIGHT

Line up

  • Screaming Loz Sutch: vocals
  • Search and DesTroy: guitar
  • Inverted CruciFox: guitar
  • Jaytanic Ritual: bass
  • River Sticks: drums

Voto medio utenti

I The Neptune Power Federation mi avevano entusiasmato con il precedente "Memoirs of a rat queen" (2019), che nella mia recensione si meritò un otto pieno e venne accolto con un certo fermento da tutta la critica rock underground. Una bellissima gemma di retrò-hard settantiano, con sottili elementi occulti e venature psycho-blues davvero brillanti. Sicuramente uno dei migliori dischi del suo genere di quella annata.
Adesso "Imperial Priestess" Screaming Loz Sutch e compagni rilasciano il nuovo capitolo, quinto della loro discografia, sempre per Cruz Del Sur.
Questo "Le demon de l'amour" porta qualche cambiamento nel sound della band australiana: l'influenza principale è diventata quella dell'hard rock - proto metal di fine '70 primi '80, un high energy rock molto caldo e diretto con forte propensione verso melodie accattivanti, scorrevoli e catchy. Lo stesso tema portante del lavoro, a detta del gruppo, sono le canzoni d'amore ed i sentimenti umani che le accompagnano. In questi otto brani si respira certamente un'atmosfera più solare e ghiandolare rispetto al passato, quasi fosse una presa di posizione per un ritorno ai rapporti di condivisione ed intimità tra individui dopo il lungo periodo di isolamento e distanziamento forzato.
Intendiamoci, però. Non mi sto riferendo al tipo di love-song sonnolento, zuccheroso e intimista che piace al pubblico ultra-romantico o ai teneroni da peluche. Questi sono brani tosti e vigorosi come potrebbero scriverli i Thin Lizzy o i Blue Oyster Cult, con un sottofondo alla Deep Purple dei tempi d'oro. Una "Weeping of the morn" possiede quel cipiglio aggressivo e stradaiolo da dirty'n'roll seventies che scatena gli ormoni, con la solita magnifica prestazione della vocalist ed una seconda parte in pieno trippy-mood alla Monster Magnet. Grande intensità e freschezza, così come la seguente e sparata "My precious one" che vanta un riff micidiale che colpisce come un pugno Motorheadiano.
Più modernista e vagamente funky "Baby you're mine", una sorta di riadattamento groovy dei Purple di "Come taste the band" ma con linee vocali dannatamente orecchiabili. Ritornello immediato e chitarre che punteggiano tutto con assoli brevi e pungenti. Esempio didascalico di come si possono ideare ottime canzoni, attuali e coinvolgenti, pur rimanendo entro i solchi della tradizione. Invece "Loving you is killing me" mostra una decisa sterzata verso il rock squadrato e martellante dei QotSA, dove è la voce di Loz Such che riesce a fare la differenza con le sue tonalità limpide e appassionate. Si nota una pervicace cura del dettaglio sonoro, che è una delle caratteristiche vincenti di questa band.
"Stay with thee" è un bombastico esempio di hard'n'heavy americano dei primi anni ottanta, una specie di Arena-rock testosteronico come piacerebbe al buon Ted Nugent, un hit in una scaletta colma di hit. Altra botta serrata e metallica "Emmaline", che però la vocalist addolcisce con una parte centrale lunare e spoken-word prima del ritorno delle ritmiche telluriche e dello schitarramento torrido. Molto Purple-iana anche "Madly in love", con dei coretti surf-pop che addolciscono il tiro robusto e roccioso. Sembra di sentire una band di rockers navigati che duetta con una comune hippie dei tardi sessanta. Trasversale, ma piacevole.
L'album si chiude con "Beasts of the night", tribute-song dedicata al recentemente scomparso John Steinman (produttore, compositore, tastierista che ricordiamo per la collaborazione con Meat Loaf, formazione che ha influito non poco sul quintetto di Sidney). Partenza soffice da ballad notturna, per scatenare poi il rock asciutto e diretto con Loz che duetta con Chris Penney (Private Function, band di Melbourne). Atmosfera orecchiabile e lievemente epico-pomposa da radio rock Usa, brano ideale per viaggiare in autostrada e farsi guidare dal ritmo più classico di tutti i tempi.
Disco di grande spessore, per una formazione che non cessa di sorprenderci. Forse un filo inferiore al precedente, ma di poco. Se cede qualcosa sotto l'aspetto dell'ambiguità occulta e dello stordimento seventies, guadagna in fruibilità ed accessibilità. I The Neptune Power Federation si confermano una delle migliori classic-rock band della scena contemporanea, brillanti e determinati come pochi altri.

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