Gli
Athemon, provenienti da San Paolo (Brasile), sono famosi unicamente per avere tra le loro fila l’ex bassista degli Haken
Tom Mac Lean, che affianca
Adriano Ribeiro (voce e chitarra) in questo omonimo disco d’esordio, tanto ambizioso, quanto pieno di belle speranze, che tuttavia verranno quasi completamente disattese.
Il sound della band, di stampo tipicamente prog-doom, trova la sua piena realizzazione attraverso brani che poggiano le loro fondamenta su sonorità spesso dissonanti (è il caso di
Whispers o
Greatest Understandings) dalle melodie decadenti (
I Voice Of Mine,
Reaching Deepness), e dall'andamento spesso ipnotico (
Different From What Was Missing), arricchite da qualche spruzzata di death, come nel caso di
Seed Of Change, che si contraddistingue per le palesi influenze degli Opeth.
Tuttavia, nonostante una partenza che lascia ben sperare, con la promettente
Perception, la struttura delle tracce, risulta alquanto scarna, il loro andamento abbastanza prevedibile e regolare, mancano veri e propri tecnicismi o cambi di ritmiche degni di nota, in grado di mutare l’andamento eccessivamente lineare dell’album che quindi, a conti fatti, risulta tremendamente monotono.
Solamente la conclusiva
Birth riesce a regalare qualche sprazzo di classe ed emozione, prima però di cadere anch’essa, verso la fine, nella piattezza generale che caratterizza il disco.
Athemon è purtroppo un album debole e molto acerbo sotto diversi aspetti, è lo specchio di una formazione piena di buone intenzioni, ma non sempre sviluppate come si conviene, tanto che è davvero un'impresa arrivare alla fine del disco, poiché si tratta di un lavoro eccessivamente uniforme e privo di composizioni veramente incisive, anche se, all’inizio e sul finale, lascia intravedere qualche barlume di speranza sulle potenzialità future della band.
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