Bentornati
Cadaveria, già, è proprio il caso di dirlo, perché la band piemontese è una gloria di casa nostra.
Quando mi è arrivata la notizia che dava i nostri in studio per registrare il sesto album sotto le nuove insegne della nostra agguerrita
Time To Kill, ho fatto un sorrisone, perché data la battaglia che ha dovuto combattere la frontwoman
Cadaveria mi ha reso ancor più felice.
Questo ritorno è un perfetto equilibrio tra pesantezza e melodia, con la singer nostrana sempre sugli scudi.
Basta ascoltare l’apertura “
The great journey”, dalla partenza arrembante con riff compressi e parti rallentate.
La frontwoman sa dosare bene il suo screaming unico con parti più pulite nel ritornello, sul finale l’accelerazione fulminea in puro stile estremo.
“
Shamanic path”, chiama in causa il doom sabbathiano, basta sentire quel riff saturo e pieno.
Pezzo cadenzato, pesante dove l’estro della nostra si fa sentire, con parti pulite ma sempre con la zampata di classe e improvvise sfuriate; la melodia è presente nel gustoso assolo.
Ecco che “
Matryoshcada” ha un piglio epico e figlio di un certo metal oscuro, lo screaming graffiante della singer è emotivamente coinvolgente per la rabbia amara che sa trasmettere.
Anche qui si sente un gran gusto melodico nei solos e che impreziosiscono la composizione che aggredisce sul finale con riff serrati e gran lavoro di batteria.
“
The cure” ha un riff che ricorda gli ultimi
Maiden per poi diventare un pezzo cadenzato ben sorretto dallo screaming profondo della piemontese e con parti pulite evocative.
Il brano ha anche una piega black / thrash nella parte più veloce prima di tornare su tempi più ragionati.
Ecco la traccia che mi ha colpito maggiormente “
La casa dell’anima” è un brano horror metal cadenzato dall’arpeggio iniziale sinistro e soprattutto cantato interamente in italiano.
Anche in questo caso le sfuriate non mancano ma sempre accompagnate da begli assoli con un ritornello pulito pieno di pathos cristallino e potente che ti entra in testa.
Morale della favola, graditissimo ritorno, perché si sente il lavoro non solo creativo a livello di mera costruzione dei singoli brani ma anche le emozioni che traspaiono da questo sesto album, in soldoni è un disco che cresce con gli ascolti e sa toccare delle corde interiori e non è cosa da poco, va dritto nella mia top di fine anno.
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