Copertina 6,5

Info

Genere:Heavy Metal
Anno di uscita:2022
Durata:44 min.
Etichetta:ROAR! Rock Of Angels Records

Tracklist

  1. WAKE UP CALL
  2. THE END OF THE WORLD
  3. STORY OF MANKIND
  4. LOST FOREIGNER
  5. ONE WITH EARTH
  6. TO THE SKY AND BACK
  7. THE AWAKENING
  8. A NEW DAWN
  9. GONE SO LONG
  10. CITY LIGHT
  11. FIRE BURNS AGAIN

Line up

  • David Amore: drums
  • Joe Amore: vocals
  • Sebastien Chabot: bass
  • Bob Saliba: guitars
  • Ced Legger: guitars

Voto medio utenti

Proseguendo sulla scia di quel metal melodico che negli ultimi anni sta producendo degli ottimi dischi, ecco ripresentarsi dopo tre anni di silenzio totale i KingCrown che dopo 'A Perfect World' tentano di sbancare con questo nuovo lavoro 'Wake Up Call', uscito sempre su Rock Of Angels Records. E la formula effettivamente non cambia, dato che anche questa fatica dei francesi si attesta sulle sonorità che tutti noi siamo familiari se bazzichiamo questo genere.

Un po' di Pretty Maids qua, Axxis di là, melodie alla Axel Rudi Pell, con riff incisivi e energico come possono essere gli U.D.O. o i Brainstorm. Nulla di nuovo sotto al sole, ma ciò che è certo è che molto difficilmente 'Wake Up Call' possa definirsi un disco effettivamente brutto o spompato. Anzi, se togliamo una produzione non proprio eccezionale, ma su questo avremo modo di tornarci su, si può dire che i KingCrown abbiano passato questi tre anni a comporre il disco in maniera magistrale.

Immagine


Impossibile non rimanere stregati dalle linee tremendamente catchy di 'Lost Foreigner', come anche dalla più movimentata 'Story Of Mankind', anche se il riff di quest'ultima potremmo pensare nel momento dell'ascolto di averlo già sentito cinquanta e ancora più volte in diversi occasioni. Il disco in sè risulta anche abbastanza variegato, passando da momenti più orecchiabili alla 'To The Sky And Back' ad altri più movimentati e tirati come 'City Light' o 'Fire Burns Again', quest'ultima davvero troppo banale e con una parvenza di sentito e risentito eccessiva. Ma avevo citato poco fa la produzione, ed è proprio questo uno dei punti deboli del disco, molto impastata e con una voglia di far suonare l'album retrò, ma il risultato non è dei migliori, dato che sopratutto la batteria ne risente più di tutti. Questo comunque non cancella la buona prestazione della band sulle restanti 'A New Dawn', o la bella ballad hammerfalliana 'Gone So Long'.

Non siamo di fronte ad un lavoro epocale dunque, ma tirando le somme non possiamo neanche ritenerci delusi da 'Wake Up Call', che in alcuni momenti intrattiene e colpisce a dovere.

Recensione a cura di Francesco Metelli

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