Il nome non è per nulla originale (ricordo almeno altri tre altri gruppi con analoga denominazione “spericolata” ...) e anche l’idea di riportarci nel cuore degli anni ottanta grazie a una “macchina del tempo” tipo
DeLorean rappresenta una suggestione tutt’altro che inedita, in tempi di diffuso
revival e di
amarcord dei tempi del cosiddetto “edonismo reaganiano”.
La questione in questi casi si sposta dunque sulla credibilità della rievocazione, con un elevato rischio che il tutto si risolva poi in una “caricatura”, magari anche simpatica, ma fine a sé stessa.
A guardare il
look dei
Reckless, le loro chiome scolpite con dosi oculate di
hairspray (speriamo privi di clorofluorocarburi) e i rutilanti
nickname scelti, qualche dubbio sorge spontaneo, mentre l’ascolto di “
T.M.T.T.80” (acronimo di “
Take me to the 80’s”) riporta “effettivamente” in maniera piuttosto efficace alle strade “degenerate” del
Sunset Boulevard, sfruttando con una certa abilità tutti i
cliché del settore.
In un misto di Poison, Britny Fox, Cinderella e W.A.S.P., la musica del gruppo appare carica di un’essenza rude e primitiva e di un
feeling talmente vischioso che è quasi inevitabile, nonostante le evidenti fonti ispirative, trovarselo attaccato nei gangli sensori.
Un “morbo” tutt’altro che rivoluzionario, insomma, eppure assai “aggressivo”, fatto di inni contagiosi,
riff di sicura presa e voci sfrontate e irruente, capaci di trasformarsi, all’occorrenza, in un canto più accattivante e sinuoso.
Scansioni
anthemic-metal come “
Take me to the 80’s”, “
Countach” e “
Workout” appaiono ben congeniate, pur nella loro “familiarità” e anche i tentativi di affrontare temi maggiormente “ragionati” e passionali, apprezzabili in “
One night together” e nella gradevole ballad “
Tonight”, dimostrano una certa dimestichezza nel trattare anche questo tipo di soluzioni sonore.
La “specialità della casa” è comunque riscontrabile nella ricerca della spensieratezza e dell’impatto istantaneo, ed ecco che la Poison-
esca “
Chic & destroy”, “
Rock hard (In my party)”, “
We are the rock” e ”
Raise your fist” esprimono chiaramente un’esigenza che troverà di certo parecchi estimatori, felici di subire sollecitazioni sensoriali importanti anche nella sferragliante “
Red lips”, nelle frenesie
punk n’ roll di “
Back in time” o nella incandescente "Scandalo”, che pone fine alle “ostilità” aggiungendo i White Lion al ricco elenco dei numi tutelari.
I
Reckless non dispensano sorprese o prospettive artistiche particolarmente inconsuete e tuttavia, grazie ad attitudine e ad una bella energia, a mio avviso sono da considerarsi una piacevole rivelazione.
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