Il nuovo album del talentuoso
Alex Carpani si apre con un coraggioso ma convincente arrangiamento dell’immortale
“Starless” dei
King Crimson, dall’elettronica pronunciata.
Il progressive rock moderno e accessibile regna sovrano (
“Kiss And Fly”, “The Mountain Of Salt”), anche se talvolta con troppa poca grinta (è il caso del trittico finale, che rimanda ai Big Big Train). Il giusto equilibrio si raggiunge nelle buone
“God Bless Amerika” (che ha qualcosa dei
Barock Project), nella sofferta
“We Can’t Go Home Tonight” (dai tratti pinkfloydiani) e nella spigolosa
“What Once Was” (sempre nella scia della band di Robert Fripp).
“Prime Numbers” è un brano strumentale dal groove ficcante, mentre in
“When The Tears Roll Down” l’elettronica torna protagonista, seppur con meno incisività rispetto alla sopraccitata
“Starless”.
Il lungo elenco di ospiti importanti provenienti dalla galassia progressiva (da
Jon Davison a
David Jackson) impreziosisce un lavoro discreto ma meno solido del suo
predecessore.
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