Copertina 7,5

Info

Anno di uscita:2022
Durata:44 min.
Etichetta:Universal Music

Tracklist

  1. ARMEE DER TRISTEN
  2. ZEIT
  3. SCHWARZ
  4. GIFTIG
  5. ZICK ZACK
  6. OK
  7. MEINE TRÄNEN
  8. ANGST
  9. DICKE TITTEN
  10. LÜGEN
  11. ADIEU

Line up

  • Richard Z. Kruspe-Bernstein: guitar
  • Paul Landers: guitar
  • Till Lindemann: vocals
  • Oliver Riedel: bass
  • Christoph “Doom” Schneider: drums
  • Christian “Flake” Lorenz: keyboards

Voto medio utenti

Tempo.
Ne è trascorso tanto, tantissimo, da quel remoto pomeriggio liceale in cui mi recai dal mio fidato negozio di dischi ed acquistai un cd dalla copertina così diversa da quelle che decoravano le scansie della mia camera.
Oggi, ad un quarto di secolo dall’uscita di “Sehnsucht” mi trovo, con mezzo metro e qualche milione di capelli in meno, a parlare di “Zeit”, ottavo full length dei miei amati Rammstein.

Amati, certo, perché il ruolo teoricamente terzo di recensore non può mascherare, né tantomeno sopprimere, sentimenti coltivati nel corso di decenni grazie a brani, video e concerti indimenticabili.
Ciò premesso, mi sento piuttosto sereno nell’annunciarvi che l’opera di cui mi trovo oggi a scrivere costituisce l’ennesimo centro pieno di una discografia con pochissimi punti deboli. Sono stato tentato sino all’ultimo di affibbiare un più rotondo 8, ma così facendo avrei, con ogni probabilità, peccato di eccessiva generosità. Se come me, tuttavia, siete legati dal punto di vista affettivo a questa band unica, potete anche aggiungere il mezzo punticino che io ho crudelmente sottratto.

Zeit”, al di là degli sterili riscontri numerici, ci consegna una compagine ormai perfettamente oliata; una compagine che sa alternare con sapienza mestiere ed ispirazione, ruffianeria e sperimentazione, cafonaggine e raffinatezza.
Nei tre quarti d’ora scarsi di durata del platter potrete imbattervi in ogni sfaccettatura del Rammstein sound, abili come sempre nell’alternare stili, influenze e mood senza ingenerare il benché minimo senso di spaesamento nell’ascoltatore.

Così, le suggestive spire elettroniche del mid tempoArmee der Tristen” cedono il passo alla malinconica epicità di “Zeit”, episodio che cresce letteralmente ad ogni ascolto. Tocca poi alla suadente e notturna “Schwarz”, dotata di arrangiamenti sopraffini, chiudere un trittico iniziale forse di scarso impatto metallico, ma di innegabile qualità compositiva.

Chi avrà iniziato a mugugnare per la mancanza del classico riffone ignorante verrà prontamente accontentato da “Giftig”, che non sarà un capolavoro ma che, grazie all’ennesimo miracolo dietro la consolle di Olsen Involtini e a quel feeling vagamente eurodance anni ’90, farebbe scapocciare anche un termosifone.
Rimaniamo nel campo dell’immediatezza e della familiarità con la successiva “Zick Zack”, in cui vengono saccheggiati diversi stilemi del Rammstein-pensiero, per poi condirli con un chorus contagioso e linee di tastiera scandalosamente pop. Il risultato? Se al primo passaggio nello stereo l’avevo trovata caruccia e nulla più, ora non riesco letteralmente più a togliermela dalla testa.
Maledetti, ci riuscite sempre.
A chiudere il trittico centrale interviene poi “OK” (ossia “Ohne Kondom”, senza preservativo), anch’essa rocciosa e trascinante, benché non necessariamente imprescindibile.

Di tutt’altro spessore “Meine Tranen”, sorta di continuazione, sia lirica che musicale, di “Mutter”; non raggiungeremo forse quei picchi di struggente solennità, ma i brividi lungo la schiena, ve l'assicuro, sono i medesimi.
Non sarà certo “Angst” ad abbassare il livello di attenzione: minacciosa, dotata di ritmiche possenti e graziata da una mostruosa prestazione vocale di Till, in definitiva una scelta avveduta quale terzo singolo.
Dicke Titten” è il secondo momento in cui si esplorano temi a sfondo sessuale (si parla di seni prosperosi, come avrete forse intuito). Presumo che nelle intenzioni si volesse confezionare l’ideale seguito di “Pussy”, la cui irresistibile sfacciataggine catchy non viene però replicata in questa sede.

Lugen” rappresenta uno dei momenti più particolari di “Zeit”: un Lindemann ancora una volta in stato di grazia ci conduce lungo un saliscendi ad alto tasso emozionale, che alterna parti narrate, e molto spoglie a livello strumentale, ad improvvisi strappi di rabbia. Mi raccomando però: non fatevi spaventare da quel minaccioso autotune, e soprattutto non fermatevi al primo ascolto. Verrete premiati.
Si chiude con “Adieu”, in cui il riff e la strofa mi hanno ricordato addirittura quelli di “Children of the Revolution” dei T. Rex.
Le lyrics e l’incedere mesto hanno saputo conquistarmi senza remore, pur facendomi sorgere un atroce dubbio: non si tratterà forse di un implicito messaggio che lascia presagire la fine della band?

In tutta franchezza non lo so e non voglio pensarci; ciò che conta è che se “Zeit” dovesse davvero sancire il commiato discografico dei Rammstein, beh, perlomeno si tratterebbe di un commiato coi fiocchi.
Intanto ci incontreremo di nuovo a luglio in quel di Torino; poi si vedrà...

Recensione a cura di Marco Cafo Caforio

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Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 21 mag 2022 alle 12:57

Più lo ascolto e più mi piace. Credo che l'elemento di spicco su questo disco, oltre la voce di Lindemann che è quasi una garanzia, è sicuramente il lavoro di Flake che passa quasi sempre in sordina ma da sempre un quid in più a tutti i brani. Non sottovalutate il ragazzo che sarà anche timido come dicono (o pazzo...) ma di stoffa ne ha da vendere.

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