Solitamente su
Metal.it non si trattano i singoli, però questa è una delle pochissime eccezioni in tal senso.
Il motivo è presto detto: perché
Johnny Thunders è un personaggio di grande importanza per il Punk '77, non solo quello americano, ma pure per quello britannico.
Sgombriamo subito i dubbi: questo singolo, che contiene una versione live bella focosa di quell'inno Punk che è
"Born to Lose" è soprattutto un feticcio per i collezionisti, per quelli che passano ore e ore nei meandri di Discogs, Ebay o in qualche fiera del disco alla ricerca di questa o quella chicca, rarità o prima stampa, magari attendendo con curiosità il Record Store Day che ormai è sempre più una baracconata che butta fumo negli occhi e che spreme a più non posso questa moda del vinile.
Sperando che questo singolo sia l'antipasto per una qualche ristampa di uno dei live album pubblicati in passato, adesso è giunto il momento di ricordare la breve, ma intensa carriera di questo fottutissimo Motherfucker!
Primi anni di carriera musicale nei
New York Dolls, poi nel 1975 si fondano gli
Heartbreakers (aka
Johnny Thunders & The Heartbreakers) e nel 1977, con mille difficoltà viene pubblicato il mitico
"L.A.M.F." (Like a Mother Fucker) e nonostante un missaggio scabroso per il quale la critica dell'epoca lo demolirà, esso divenne nel giro di poco un classico, con il singolo
"Chinese Rock" che di fatto fu un altro inno, all'eroina in questo caso, sostanza che flagellò il Punk (e lo sanno bene i Punx italiani, purtroppo).
Nel corso del tempo si è cercato di porre una pezza a livello sonoro, prima nell'84 con
"L.A.M.F. Revisited" e poi con la riesumazione del master su una C90 nel 1994 con la versione che doveva essere pubblicata all'epoca, l'ottima
"L.A.M.F. The Lost '77 Mixes" del 1994 e ristampata a cavallo tra il 2019 e il 2020.
Ironico che il master della cassetta fosse decisamente migliore di quello riversato su vinile, non trovate?
Ci sono voluti quasi vent'anni, ma alla fine è stata resa giustizia a questa pietra miliare del Punk Americano.
Ed in effetti l'unico lavoro di questa band (che poi accompagnerà lo stesso
Johnny Thunders solista) tradisce subito le sue origini: il Rock 'N Roll iper vitaminico e cafone è presente in dosi massicce, gli assoli a volte sfiorano il Rythm & blues, le canzoni viaggiano quasi tutte spedite e veloci con varie ripartenze brucianti, tra il rumorismo frastornante del Garage Rock di Detroit ed il Glam Rock, in un formidabile equilibrio tra grezzume e orecchiabilità.
Un paio di mid tempos decisamente ficcanti che rimandano ai
Rolling Stones, un pezzo dai tratti sdolcinati e unico calo del disco, ed il piatto è servito con una ricetta vicina ma al tempo distante dal Punk che imperversava in Inghilterra.
La band poi nel '79 si scioglierà e
Johnny Thunders continuerà con la sua carriera solista quando nel 1991 morirà.
Una parabola la sua che ha rappresentato le ali più nichiliste e autodistruttive del Punk, in un coacervo di sonorità dirette e aggressive, atteggiamenti fastidiosi e provocatori; una stella di questo firmamento che trovo giusto e doveroso ricordare.
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