Il primo album solista di
Charlie Griffiths degli
Haken è un lavoro a dir poco “denso”. Bastano i primi due minuti del full-length (
“Prehistoric Prelude”) per dare un’idea di quanta carne al fuoco ci sia in
“Tiktaalika”, con le chitarre del musicista che passano dall’acustico al thrash con molta (troppa?) disinvoltura.
È un progressive personale, estremo e molto tecnico quello dell’inglese (
“Arctic Cemetery”, “Luminous Beings”), che non ha paura di osare (
“Dead In The Water”) o di tributare i suoi eroi mai celati (dai
Fates Warning in
“In Alluvium” ai
Dream Theater nell’epica traccia conclusiva
“Under Polaris”).
L’eterea e ipnotica
“Digging Deeper” controbilancia l’impressionante titletrack strumentale, che mette a sistema la band di Petrucci, gli
Opeth e i
King Crimson, e che fa il paio con la successiva
“Crawl Walk Run”, ideale punto di incontro tra i
Rage di Victor Smolski e i
Napalm Death.
Un disco ricco di ospiti e a tratti ostico, ma nel complesso indubbiamente godibile.
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