Copertina 7,5

Info

Anno di uscita:2022
Durata:34 min.
Etichetta:Sailor Records / Kozmik Artifactz

Tracklist

  1. CREATURES OF THE NIGHT
  2. BURNS LIKE BASKETWEAVE
  3. GET IN THE CAR. NO TIME TO EXPLAIN
  4. DIAMOND IN THE DEVIL'S GRINDER
  5. SANITARIO DE LA SOUL
  6. EXODUS
  7. BARE BONES

Line up

  • Chance Parker: vocals, guitar
  • Joe Samson: guitar
  • Kirk Patrick Seals: bass, vocals
  • Buddy Hachar: drums

Voto medio utenti

Nuovo album, il terzo della discografia, per gli hard-stoners Greenbeard. La band di Austin, Texas, aveva esordito nel 2014 con un Ep omonimo, al quale hanno fatto seguito i full-length "Stoned at the throne" (2015) e "Lödarödböl" (2016). Sound molto energico, dinamico, abbastanza vintage-settantiano ma con forti vibrazioni di moderna attitudine stoner. Stile grintoso ma flessibile, che non disdegna una certa orecchiabilità catchy ma neppure le coloriture psych più tradizionali.
Negli anni successivi, gli americani sono stati impegnati soprattutto in sede live ed hanno modificato parzialmente la propria line-up. Adesso pubblicano questo "Variant", che esce per Sailor Records (Usa) e Kozmik Artifactz (Europa) con una splendida copertina ad opera di Antoine Defarges, collaboratore di lungo corso.

Un lavoro che esprime grinta e freschezza, con buona fantasia di fondo e soluzioni a tratti davvero brillanti. L'ambito sonoro è quello di gruppi come Duel, Joy, Mountain Tamer, Mos Generator, quindi un rock molto pulsante, incendiario, adrenalinico, ma capace anche di variare lo spettro delle colorazioni senza perdere coesione.
Ad esempio, lo start di "Creatures of the night" è di quelli diretti e "rollanti" della più classica scuola hard-seventies (echi di Atomic Bitchwax), con un bel passo svelto e lampi chitarristici fuzz fiammeggianti, ma la seguente "Burns like basketweave" mostra già qualcosa di diverso. Più torbida, più stoner, più "desert-soul" come amano definirsi i Texani. La seconda parte pienamente trippy è una languida apertura verso derive psichedeliche, molto ben sviluppata.
"Get in the car. No time to explain" è groovy e diretta, con un riffing semplice ed efficace e ritmiche cadenzate da scapocciamento che si apre poi a suggestioni southern-oniriche decisamente affascinanti, invece "Diamond in the devil's grinder" comincia come uno slow notturno e intenso ma arriva ad evocare suggestioni Floydiane per la presenza di un caldo sax dominante e le impennate ritmiche da psych-rock di qualità. Episodio vincente sotto tutti gli aspetti.
Anche in "Sanitario de la soul" prevalgono i contorni da dark-ballad, guidata dalla calda voce di Chance Parker e da un'atmosfera oscura squarciata dal poderoso solismo cristallino della chitarra, mentre "Exodus" e "Bare bones" tornano a scaldare i motori dello stoner avvolgente. Passo roccioso e melodia suadente, retrogusto acido e sfolgoranti assoli, la band si lascia trasportare dalla propria indole jammistica mantenendo comunque salda presa sulla coesione dei brani. "Bare bones" con il suo temperamento rock e la coda chitarristica alla Lynyrd Skynyrd è sicuramente un bel biglietto da visita per i Texani.

Se vi piace lo stile dei Duel, degli Zodiac o dei Kadavar, i Greenbeard sono pienamente all'altezza di soddisfare il vostro desiderio di rock vitale e vagamente vintage. Disco più che dignitoso, con lampi di brillantezza.

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