Last Drop, The - Where were you living a year from now?

Copertina 6

Info

Anno di uscita:2002
Durata:40 min.
Etichetta:Rise Above
Distribuzione:Self

Tracklist

  1. THE TALONS OF WENG CHI’ENG
  2. TREE’S CHILOGY
  3. DRUMMED OUT OF THE BROUNIES
  4. SHEER DEMENTIA
  5. MUMRAH
  6. CHEESE, WINE ET DISCUSSION
  7. THE CHEESE ON TOAST EXPERIENCE
  8. PILGRIM (LIVE)
  9. ECHO’S OF A THOUSAND MOUNTAINS

Line up

Non disponibile

Voto medio utenti

I più attenti osservatori del mondo stoner noteranno subito che questa nuova release della Rise Above denominata The Last Drop, non è altro che il secondo lavoro dei britannici Shallow, i quali avevano esordito nel 2000 con l’interessante “16 Sunsets in 24 hours”. Non sono così introdotto da conoscere con precisione i motivi che hanno portato al cambio di moniker, ma è forte il sospetto di una imbarazzante omonimia con gli statunitensi Shallow, North Dakota, sebbene la questione non sia così rilevante. La metamorfosi del nome non ha comunque portato a cambiamenti di rotta musicale, e questo “Where were you…” riprende il discorso cominciato con il primo lavoro. Questo è un gruppo che in qualche maniera si distacca dai soliti schemi del genere, preferendo sostituire alle lunghe cavalcate desertiche una costruzione di brani compatti e serrati, talvolta immersi in un’atmosfera gelida e malinconica, alla moda dei Beaver, ma con un taglio chitarristico spigoloso più versato al metal e con impostazione melodica di chiara matrice grunge, ruvida ma anch’essa velata da un impronta cupa. In certe canzoni come “Drummed out…” si ha la sensazione di ascoltare i primi Nirvana se avessero intrapreso la via stoner, in altri casi, “Sheer dementia” “The talons of…”, il ritmo diventa più violento e convulso grazie ad una ritmica oppressiva e alla pressochè totale mancanza di qualsiasi spazio solistico. Appare evidente, proseguendo nell’ascolto, la decisione del gruppo di rinunciare alle interessanti infiltrazioni psichedeliche che avevano caratterizzato i migliori brani del debutto, per ottenere in cambio maggior forza d’urto metal-oriented in analogia con i labelmates Sally, vedi le rocciose “Mumrah” e “Pilgrin”, provocando però una maggiore prevedibilità ed omogeneità della proposta, non interamente bilanciata dai pur validi tentativi di sottrarsi ai canoni stoner. Accenni heavy-psych e respiro meno monolitico arrivano soltanto dalla conclusiva “Echo’s of…” dove il tono delle chitarre diventa più soffice ed insinuante e va’ a contrastare l’abrasiva voce filtrata e nella ghost-track, che riesce a risultare brutale e spaziale al tempo stesso. Non è dunque arrivato il salto di qualità che era lecito aspettarsi, il disco è certamente interessante ma non migliora il giudizio complessivo sul quartetto inglese, che non riesce a sfruttare completamente il potenziale di originalità in suo possesso. Per il momento è ancora una fase di transizione.

Ultime opinioni dei lettori

Non è ancora stata scritta un'opinione per quest'album! Vuoi essere il primo?

Ultimi commenti dei lettori

Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?
Queste informazioni possono essere state inserite da utenti in maniera non controllata. Lo staff di Metal.it non si assume alcuna responsabilità riguardante la loro validità o correttezza.