Nati dalle ceneri dei Mayhemic Truth, seminale black metal band germanica formatasi nel lontano 1992, i
Morrigan, sin dal 2000, si fanno fieri portavoce di un viking black epico, possente e dannatamente affascinante nel suo essere completamente a-temporale.
"Anwynn", ottavo album per il duo attualmente residente in Finlandia, è un lavoro maestoso, incalzante, epicissimo, sognante e foriero di antiche battaglie e valori dimenticati e paga un "dazio" salatissimo al Bathory dell'immortale "Twilight of the Gods", il più grande affresco viking che il nostro mondo abbia mai visto, tanto è vero che, se non fosse per le parti più squisitamente black in cui si alzano le velocità e si ascolta lo scream, si potrebbe pensare che il buon Quorthon si sia reincarnato nei
Morrigan e con questo nome avesse voluto proseguire il suo viaggio musicale alla ricerca dello spirito ancestrale degli antichi vichinghi.
"Anwynn", alle mie orecchie, suona come un omaggio al grande artista svedese e, se è vero che questa cosa ne inficia l'originalità, è altrettanto vero che il tributo è così sentito, così passionale, così carico di pathos e suggestione, così ispirato sul piano strettamente musicale che chiunque abbia amato il Bathory dei lavori viking non potrà non emozionarsi con questi nove brani che, inevitabilmente, ci faranno scorrere lacrime di commozione lungo i volti e brividi di epico piacere lungo la schiena.
Questa non è musica "alla moda", questo non è il suono della plastica.
Qui dentro c'è lo spirito di chi ha segnato il mondo della musica in maniera profondissima ed il suo insegnamento più profondo.
Qui dentro c'è l'emozione più sincera di un mondo incantato, aspro, imponente e ribollente di orgoglio.
Qui c'è quello che sempre dovrebbe essere la musica.
Grazie
Morrigan.
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