Un nuovo
supergruppo e un altro esempio di tributo musicale a “certi” campioni dell’
hard-rock … detto così i presupposti con cui ci sia accosta a “
Second skin” non sono esattamente dei più “sorprendenti”.
E invece cari
Gloriosi all’ascolto, gli
Iconic finiscono in qualche modo, comunque, per “stupire” grazie al modo con cui operano una sorta di “resurrezione” dei sacri dogmi espressivi che hanno reso Whitesnake, Great White e Bad Company nomi fondamentali della
Storia del Rock.
Poter contare sull’ugola straordinaria di
Nathan James (Inglorious), puntellata da quella di
Michael Sweet (Stryper) e poi ancora sulla chitarra fremente di
Joel Hoekstra (13, Night Ranger, Whitesnake) e su una sezione ritmica solidissima come quella formata da
Marco Mendoza (Blue Murder, Whitesnake, The Dead Daisies, …) e
Tommy Aldridge (
Ozzy Osbourne, Whitesnake,
Ted Nugent, …), è sicuramente un eccellente punto di partenza, ma senza la giusta ispirazione compositiva e una particolare abilità nelle costruzioni melodiche anche tutta questa esperienza ed enorme competenza avrebbero rischiato di rimanere fini a loro stesse.
Con il contributo di
Alessandro Del Vecchio, “
Second skin” appare al contrario un pregevole modo per i
fans dei Whitesnake (soprattutto … del resto nelle intenzioni di
Serafino Perugino,
mastermind del progetto e della
Frontiers Music, erano proprio loro il principale modello di riferimento) di trascorrere una cinquantina di minuti di autentico sollazzo
cardio-uditivo, rinverdendo i tempi in cui
David Coverdale non aveva bisogno di sopperire con il carisma agli inevitabili segni di decadimento vocale.
Mi sento, infatti, di affermare che il vero protagonista dell’opera è proprio
Nathan James, una sorta di
Coverdale meets
Cornell assai ispirato e abilissimo nel pilotare con disinvoltura e tensione emotiva brani di certo non “rivoluzionari” eppure plasmati con gusto e misura, due elementi in grado di compensare piuttosto bene i (diffusissimi,
ahimè, nel
rockrama contemporaneo) limiti di
verve creativa.
Insomma, se amate alla follia i gruppi testé citati, non potrete rimanere indifferenti di fronte al vigore di “
Run (As fast as you can)” (intrigante il contrasto tra le voci di
James e
Sweet), al pastoso clima
hard-blues di “
Ready for your love” o ancora non provare un
brividino speciale per l’intimistica “
All I need”, che aggiunge i Soundgarden alla ricca e felice congrega dei numi tutelari.
Altrove, vedasi la
title-track del disco o “
This way”, l’effetto “citazione” è forse leggermente troppo evidente, ma anche in questi casi siamo ben lontani dal superare il livello di guardia del “disturbo”, mentre tocca poi a “
Nowhere to run”, alla brillante “
All about” (grande prova di
Hoekstra) a “
It ain't over” e a “
Enough of your love”, dimostrare che una “antica” lezione, qualora assimilata con acume e attenzione, può tuttora essere messa a frutto in maniera efficace.
“
Worlds apart” e la deliziosa “
Let you go” risolvono in bello stile la quota passionale del programma, consegnando agli estimatori del settore un gruppo davvero
super, per la maniera con cui ha saputo riprodurre, con il giusto spirito, suoni immarcescibili.
Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?