Paice Ashton Lord - Malice In Wonderland (Reissue)

Copertina 7,5

Info

Anno di uscita:2019
Durata:79 min.
Etichetta:earMUSIC

Tracklist

  1. GHOST STORY
  2. REMEMBER THE GOOD TIMES
  3. ARABELLA (OH TELL ME)
  4. SILAS & JEROME
  5. DANCE WITH ME BABY
  6. ON THE ROAD AGAIN, AGAIN
  7. SNEAKY PRIVATE LEE
  8. I’M GONNA STOP DRINKING AGAIN
  9. MALICE IN WONDERLAND
  10. STEAMROLLER BLUES (BONUS TRACK)
  11. NASTY CLAVINET (BONUS TRACK)
  12. BLACK AND WHITE (BONUS TRACK)
  13. MOONBURN (BONUS TRACK)
  14. DANCE COMING (BONUS TRACK)
  15. GOODBYE HELLO LA (BONUS TRACK)
  16. UNTITLED TWO (BONUS TRACK)
  17. BALLAD OF MR. GIVER (BONUS TRACK)

Line up

  • Ian Paice: drums, percussion
  • Tony Ashton: vocals, keyboards
  • Jon Lord: keyboards, synthesizer
  • Paul Martinez: bass
  • Bernie Marsden: guitar, backing vocals
  • Howie Casey: sax
  • Dave Caswell: trumpet, flugelhorn, valve trombone
  • Reg Brooks: trombone
  • Gilbert Dall'enese: sax, clarinet
  • Jeanette McKinley: backing vocals
  • Sheila McKinley: backing vocals

Voto medio utenti

Ci sono dischi che, pur non “fondamentali”, sono inevitabilmente parte integrante della propria “storia” di musicofili. Le ragioni possono essere molte … rapporti “affettivi”, difficoltà nel reperirli, la sorpresa di ascoltare qualcosa di diverso da quello che ci si aspettava.
Malice in wonderland”, per quanto mi riguarda, appartiene proprio alla suddetta categoria di produzioni musicali, e un po’ per tutte le motivazioni descritte.
Lo trovai dopo un’affannosa ricerca, attratto essenzialmente dai nomi di due dei titolari del monicker e da una copertina intrigante, per poi scoprire che le poche informazioni in mio possesso sui suoi contenuti non rispecchiavano appieno la realtà dei fatti.
Uscito nel 1976 grazie alla voglia di continuare a fare musica insieme di Ian Paice e Jon Lord (i Deep Purple si erano sciolti da poco, con Blackmore e Coverdale impegnati a soddisfare i propri ego e raccogliere successi lontani dalla “navicella madre”), il disco mi fece conoscere le qualità di Tony Ashton, un musicista dal solido background soul, jazz e blues, forte dell’affermazione con gli Ashton, Gardner and Dyke e di prestigiose collaborazioni con Family, Jerry Lee Lewis, Eric Clapton e George Harrison.
E stranamente, è proprio Ashton, l’amico “sconosciuto” (ai più) del celebre Jon Lord (con cui era entrato in contatto nei primi anni settanta … lo ritroviamo anche nei lavori solisti del compianto tastierista dei Purple) a conquistare il proscenio con il suo piano vibrante, la sua timbrica calda e “nera” e un’anima artistica intrisa di jazz e rhythm n’ blues, all’interno di una line-up che prevede pure una sezione di fiati e due coriste dall’approccio tipicamente soul.
Supportati altresì da Paul Martinez (qualche anno dopo al fianco di Robert Plant nella sua attività post-Zeps) al basso e Bernie Marsden (ex Wild Turkey, Cozy Powell's Hammer e Babe Ruth, nonché futuro Whitesnake e Alaska) alla chitarra, i Paice Ashton Lord sfornano un’operina molto godibile e abbastanza “sconcertante” per la sua varietà espressiva, capace di volteggiare tra le varie sfumature dei generi con tanta qualità e innata disinvoltura.
Così, tra barlumi di psichedelia “cosmica” (“Ghost story”), suggestioni di disco-music miste a suoni da pellicola blaxploitation (“Remember the good times”, “Arabella”), episodi di grintoso R&B ("Silas & Jerome”) e digressioni honky-tonk (“Dance with me baby”) e pop (“Sneaky private Lee”), il programma offre anche gioiellini di pulsante jazz-rock (“On the road again, again”, la title-track) e addirittura un esempio di melodrammatico gospel (“I’m gonna stop drinking again”, vagamente alla Procol Harum), “palestra” perfetta per le istrionesche doti di Mr. Ashton.
Il progetto, probabilmente anche a causa della sua “spiazzante” versatilità, non ottenne la sperata attenzione commerciale, tanto da dissolversi prima della pubblicazione del secondo album, in gran parte già pronto. La riedizione della earMUSIC vede l’aggiunta dei brani di quel lavoro inedito (tra cui si segnala la trascinante "Ballad of Mr. Giver") in una versione completamente rimasterizzata, utile a rafforzare l’impressione che questa brillante collaborazione avrebbe meritato migliore sorte.
In un’epoca piena di recuperi, edizioni limitate e “feticismi” vari, mi sento di consigliare “Malice in wonderland” a chi ancora non lo possedesse, perché, a dispetto delle sue discontinuità, è una significativa testimonianza della freschezza e del “coraggio” di grandi musicisti, alimentati solo dall’ispirazione, dal talento e dalla voglia di divertirsi a sperimentare. A voi non mancano un po’ queste cose?
Recensione a cura di Marco Aimasso

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