Gli
Shed The Skin sono ormai diventati uno dei gruppi di punta della
Hells Headbangers Records, etichetta con la quale sono giunti alla pubblicazione del loro quarto platter sulla lunga distanza.
Il quartetto formato da
Ed Stephens (basso),
Ash Thomas (vocals/chitarra),
Kyle Severn (batteria) e
Matt Sorg (chitarra) ormai viaggia a ritmo spedito come il metal che suonano – e vorrei ben vedere vista la quantità di esperienza internazionale che mettono in campo! – e con questo scintillante
“Thaumogenesis” non fanno altro che confermare quanto di buono è stato detto (e scritto) su di loro negli ultimi anni, mantenendo inalterata la chimica che li accompagna dagli esordi di
“Harrowing faith” del 2016.
La ricetta segreta della band? Semplice e complicata allo stesso tempo. Il death metal degli
Shed The Skin funziona perché si basa su di un riuscito equilibrio in cui dinamismo, melodia e aggressività si fondono insieme senza prevalere una sull’altra.
Capirete quindi che, pur non reinventando la ruota,
“Thaumogenesis” centra facilmente l’obiettivo, catturando l’interesse dell’ascoltatore che vive e respira di queste sonorità e che vi troverà (o ritroverà) le espressioni musicali e le similitudini, tipiche del death metal d’oltreoceano con l’aggiunta di un pizzico di originalità che mai guasta.
Il disco scorre che è un piacere, senza cali di tensione, riuscendo a piazzare un paio di artigliate proprio nella parte centrale con l’accoppiata
“Hound of Orrea” e
“Quenched from Kapala”, due brani profondamente differenti per approccio – più lento e tormentato il primo, più tritaossa il secondo – ma che ci fanno capire come gli
Shed The Skin siano a loro agio nel suonare ritmiche diverse.
In definitiva
“Thaumogenesis” è uno di quei dischi che non stancano dopo un paio di giri nel lettore e che si fa preferire a molte delle uscite del settore di questa prima parte dell’anno solare.
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