Quarto albo solista per
Michael Palace, le cui doti di cantante, polistrumentista e compositore sono ormai di pubblico dominio.
Con tali presupposti difficile aspettarsi qualcosa di meno di un altro lavoro eccellente, magari sperando in quel “passetto” in avanti tale da rendere “
One 4 the road” un plausibile contendente al podio annuale della fiorente scena melodica internazionale.
Beh, almeno per quanto mi riguarda, non ho rilevato decisivi miglioramenti rispetto alla precedente produzione discografica dell’abile svedese, ma pur alla luce di siffatta notazione non posso far altro che consigliare caldamente l’opera a chiunque apprezzi l’
AOR ottantiano spensierato, arioso e solare, esaltazione di tutti i sentimenti “positivi” e confortanti tipici del genere.
Una “roba” che assorbe gli insegnamenti di
Rick Springfield,
John Waite,
Tom Kimmel, Toto e Survivor, li addiziona all’approccio scandinavo alla materia e tenta anche di rendere il tutto adatto agli
chic-rockers meno “nostalgici”, piazzando con sapienza qualche tocco “modernista” non particolarmente invasivo (vedasi “
Living the life” o la conclusiva “
Loneliest night”).
Una sequenza pressoché ininterrotta di belle canzoni, insomma, da cui si stagliano le vagamente Bad English-
iane “
Fifteen minutes” e “
Cancel the flight”, la radiosa "
Westbound” e ancora la ballata
rootsy “
The driver”, mentre il
feeling irresistibile di “
Money can kill”, “
Time crisis” e “
Facing the music” (un po’ alla Pride Of Lions), elegge i tre brani come i momenti più appassionanti di un programma, lo ripeto, sostanzialmente privo di controindicazioni.
Competenza tecnica, cultura e sensibilità espressiva confermano
Michael Palace nel ruolo di uno dei veri protagonisti del
melodic rock del terzo millennio, a cui forse manca solo di trovare un
quid capace di rendere ancora più personale e memorabile il proprio
sound … una sfida impegnativa che solo chi possiede un talento così imponente può affrontare.
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