Seguo
Gerald Peter dai tempi di
“Jeremias”, lavoro interessante da molti punti di vista che però è rimasto un
unicum nella discografia dell’artista.
“Incremental Changes, Pt. 2” è il secondo capitolo di una trilogia strumentale iniziata nel 2017 che vede il tastierista austriaco confrontarsi con sonorità molto più eterogenee e moderne.
Ecco allora che si passa dalle timbriche sintetiche, ibride e cinematografiche - a cavallo tra Hans Zimmer e Vangelis - di
“Prologue” ed
“Epilogue” alla synthwave progressiva di
“Enigma”, fino alla fusion con il pianoforte in evidenza di
“Flow”. Le atmosfere dark alla Midnight Syndicate di
“Transformation” (con qualche incursione dubstep) fanno il paio con l’elettronica un po’ invadente di
“Pulse”, traccia impreziosita però dagli ottimi assoli di Peter e del
guest Martin Miller alla chitarra.
Se le influenze classiche emergono in
“Submerge” o nelle orchestrazioni di
“Gleam”, la più accessibile
“Timeless” controbilancia il
tour de force della conclusiva
“Finale”, con il cameo di
Jordan Rudess, punto di riferimento (mai nascosto) di tutta la produzione del musicista.
Ennesima prova convincente di un talento che fatica a farsi conoscere. Ma nel mio piccolo, io ci provo.
Non è ancora stata scritta un'opinione per quest'album! Vuoi essere il primo?
Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?