I
Sumerlands sono una band di Philadelphia che nel 2016 aveva esordito con un gran bel disco per
Relapse Records, un lavoro a tinte oscure che mescolava in modo ben riuscito influenze Manilla Road, Mercyful Fate, Warlord con un tocco doom e atmosfere sulfuree che permeavano l'album di un’aura misteriosa. Il riffing su questo omonimo debutto era potente ed elaborato, con un’alta qualità garantita dalla coppia d’asce proveniente direttamente dagli epici Eternal Champion e dalla voce magnetica dell’istrionico
Phil Swanson (Seamount, Briton Rites, ex-Athlantean Kodex, ex-Hour of Thirteen).
Nel frattempo sono passati sei anni, gli Eternal Champion hanno pubblicato un altro disco clamoroso ed è giunto il momento per
Powers e
Rizk di farsi nuovamente sentire con i
Sumerlands e portare su questo nuovo “
Dreamkiller” un bel carico di novità.
Parto sottolineando due elementi fondamentali che hanno contribuito a differenziare in modo piuttosto netto i cambiamenti a livello di songwriting e che troviamo su questo nuovo album:
Phil Swanson non fa più parte del gruppo ed è stato sostituito dietro al microfono da
Brendan Radigan; le tastiere sono entrate prepotentemente nel suono della band. Non spaventatevi.
Questi due elementi hanno aperto una nuova strada al sound dei
Sumerlands portandoli su lidi più ottantiani, proponendo un hard rock/proto-metal con un sapore AOR che affiora ogni tanto (a volte simile ai The Night FLight Orchestra), un suono più morbido e rotondo (leccatino?) pieno di splendide melodie e con un gran lavoro di chitarra sotto. A livello vocale si è passati da una voce con molta personalità, con un alone di oscurità e magnetismo come quella di
Swanson a quella di
Brendan, dotato di un’estensione certamente maggiore ma anche di un timbro molto più melodico. Quello che è stato curiosamente mantenuto a livello vocale sono i pesanti effetti di riverbero e flanger che continuano a caratterizzare -a volte in modo un pochettino fastidioso- la proposta della band e che vengono usati anche dai “fratelli maggiori” Eternal Champion. Al netto di questi cambiamenti e senza fare continui paragoni col precedente disco, il nuovo "
Dreamkiller" è un gran bel lavoro. La chitarre sono sempre in movimento, ben stratificate, davvero curate e la loro aggressività è stemperata dall’inserimento di un filo di filo tastiere, come per smorzare una rabbia che non deve uscire, come per spegnere velleità guerresche che potrebbero renderli musicalmente troppo vicini agli Eternal Champion. Certo, qualche canzone li richiama in modo evidente, come è possibile sentire nella
title track o su “
Edge of the Knife” ma, ripeto, in linea generale il disco vuole rimanere tranquillo, senza agitarsi troppo, facile da ascoltare e con i piedi ben piantati nella melodia. Sensazione sottolineata anche da "
Night Ride", un brano molto easy, quasi una canzone strappamutande con tastiere sempre presenti ma dall’indubbio gusto. In altre situazioni sono i Priest di Turbo a venire in mente ("
Force of a Storm") ed in generale
Dreamkiller sembra proprio uscire dal biennio patinato ’86-’88.
Sono consapevole che durante l’ascolto si possa essere portati a fare discorsi come “vorrei che il suono fosse più graffiante, la produzione più muscolosa” oppure “con una voce maschia e qualche tastierina in meno questo lavoro sarebbe una bomba” ma, ragazzi, diventerebbero davvero tanto simili agli Eternal Champion e quelli li abbiamo già. I
Sumerlands hanno voluto segnare una linea di demarcazione e proporre qualcosa di diverso, di grande qualità, molto curato per scelte melodiche e degli arrangiamenti, costruendo 35 minuti che si bevono come una birra fresca e... cazzo, quanto è dissetante!
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