Secondo album in carriera per i deathster tedeschi
Nightbearer, che a distanza di tre anni pubblicano il loro nuovo album
'Ghosts Of A Darkness To Come', rimanendo fedeli alla
Testimony Records. La pandemia ha sicuramente impattato sulla stabilità e prolificità della band che, dopo un EP e un debut susseguitisi a distanza di un anno, hanno dovuto aspettare tre lunghi anni per buttare fuori il loro secondo full lenght. Lasso di tempo nel quale si è anche allargata la formazione originale della band, che inizialmente prevedeva
Dominik Hellmuth nel suonare tutti gli strumenti,
Michael Torka come vocalist, e
Manuel Lüke alla batteria. Con questo nuovo album invece, vengono reclutati
Florian Böhmfeld al basso e
Christian Zysik alla chitarra.
Una lineup dunque resa ancora più robusta, robustezza che effettivamente troviamo nel suono di
'Ghosts Of A Darkness To Come' che, nonostante una durata complessiva elevata rispetto al suo predecessore, risulta molto più compatto ed energico. Fatta eccezione infatti per alcuni episodi, l'album mostra anche una nuova maturità nel songwriting dove la band dimostra sin da subito di saper navigare.
Composizioni più elaborate come l'ottima Titletrack dove la band si muove su un death/doom sorretto dalla voce straziante di Torka, per poi prendere piede sul finale con linee melodiche di chitarra che contribuiscono a creare un'aura epica e di apertura verso gli inferi. Ottima anche la doppietta iniziale, con
'Wolves By My Side' e sopratutto
'The Dragon Reborn' che con alcune aperture più accessibili riescono a non dare quella sensazione di trovarsi davanti a un muro impenetrabile di difficile assimilabilità, ma anche al contempo non potranno neanche far girare dall'altra parte gli amanti del death metal più puro. Un vero peccato però che ci siao qua e là episodi come
'Forever In Darkness' che puntano quasi tutto su un groove anni 90' davvero inutile e un po' fine a sè stesso, o anche
'Conquest In Bloood' che riprende un po' di riff vari dei pezzi presenti sull'album per formare quasi un copia-incolla, al far scendere l'asticella della qualità generale. Da segnalare invece la veramente buona
'Blood And Bloody Ashes' con un riff da marcia militare cadenzato nella parte iniziale, per poi accellerarenel suo proseguire, coinvolgente e mai banale.
Un po' di bassi dunque che non vanno a minare troppo questo nuovo parto in caso
Nightbearear, i quali dimostrano una crescita a piccoli passi, ma comunque presenti, e chissà che ora come ora la band non sappia darci in tempi più brevi ulteriori prove di questo suo sviluppo musicale.
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