I
Goatwhore rappresentano quella sorta di coperta calda, confortante che ti tiene al sicuro.
Perché il nuovo album concepito dai nostri, è un compendio di sozzura oscura senza compromessi che ti fa emettere un beato sospiro di soddisfazione dopo averlo ascoltato, soprattutto se paragonato alla spazzatura mainstream che viene propinata dalle radio principali nostrane.
L’accoppiata
Duet/Falgoust ha imbarcato in questa nuova avventura il bassista
Robert “Trans Am” Coleman ed il musicista non è certo un novellino avendo prestato i suoi servigi a formazioni come
Hod e
Ancient VVisdom.
Si inizia con la caliginosa intro “
Invocation 3” che porta atmosfere infernali ed inquietanti scaturite da film come il mitico “
Hellraiser”.
Ma la botta dietro la nuca la si riceve con la violenta seconda traccia, la marcissima “
Born of Satan’s flesh”.
Qui si va a colpo sicuro con del death/black feroce dai cambi di tempo che vanno dal blast beat a ritmi cadenzati sempre condotti dallo scambio vocale scream, growl.
La titletrack sembra sputata direttamente dall’Inferno con quel riff vecchia scuola.
Qui si respira come dovrebbe essere veramente il metal estremo; nessuna concessione, pura atmosfera maligna e quel senso di dannazione eterna.
Con “
Ruinous liturgy”, si va sul feroce death/thrash; riff serrati incandescenti con lo screaming pieno di odio puro ed un solo che fa scintille.
Anche in questo caso il quartetto sa giocare bene con ribaltamenti di fronte cambiando i tempi ritmici e un sapore ottantiano.
“
Nihil” è un proiettile nero come la pece ed incandescente come una lama rovente nella carne.
Qui si respira il thrash estremizzato a dovere da correnti death/black e un solo da leccarsi i baffi.
Ci sono voluti cinque anni per concepire questa nuova fatica, ma l’attesa non è stata vana, si candida assolutamente tra le mie top ten per quest’anno, mostruosi!
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