La gestazione del nuovo album degli
Slipknot, secondo le parole di Jim Root, è frutto di una sorta di assemblaggio di parti su parti senza una vera e propria produzione a cura di Joe Barresi.
Se questo sia vero o meno non ci è dato sapere, il fatto sta che appena parte la prima canzone di “
The End, So Far” - ("
Adderall") - sembra di ascoltare un disco dei Radiohead. Che succede ad una delle più feroci e devastanti band di Metal degli ultimi decenni?
Niente paura, già dalla seconda traccia "
The Dying Song (Time To Sing)" rispuntano le ritmiche sincopate e nervose dei nove dell'Iowa, è dai tempi di “
All Hope Is Gone” che non si sentivano composizioni così ispirate, grazie anche a un Corey Taylor dall'ugola intatta, capace di passare con estrema disinvoltura dai brani melodici ai brani più tirati e malvagi come "
The Chapeltown Rag".
Campionature, stacchi e reprise, effetti, tutto l'arsenale dei nove mascherati è qui in gran spolvero, "
Yen" inizia con delle vocals quasi sussurrate per poi prendere ritmo anche se risulta forse un pò troppo ripetitiva nel chorus, molto più efficace la tirata, fredda, quasi industrial, "
Hive Mind" , mentre più lineare risulta "
Warranty" con un gran lavoro chitarristico e cori "ohohoh" sul finale, "
Medicine For The Dead" è una bella power-ballad che ci offre una chitarra arpeggiata, effetti quasi horror, vocals pulite che si sovrappongono a quelle aggressive, "
Acidic" è disperata col suo incedere lento ed ossessivo con le chitarre che fischiano.
Nonostante la musica nu-metal/grunge degli Slipknot non sia tra le più accessibili ad un primo ascolto, con "
Heirloom" si tocca la "commercialità" efficace di una
Psychosocial", con tanto di solo di chitarra - cosa più unica che rara per la band -, "
H377" trasuda malvagità e perversione fin dall'intro per poi dirompere nell'ennesimo ritmo convulso nel quale i Nostri sono maestri ma questa volta con un chorus efficace e coinvolgente, quasi doom.
Chiudono "
De Sade" e "
Finale", più tranquilla e perversa la prima con una bella melodia di fondo e un bel lavoro chitarristico soprattutto sul finale, più adatta a chiudere il lavoro la seconda vero e proprio epitaffio a sigillare un disco assolutamente ben scritto e suonato.
Insomma, cambiano - anche se in parte - le maschere dei nostri eroi ma per fortuna non cambia la loro proposta musicale, cibernetica, malvagia ed efficace come nei tempi migliori.
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