Dopo ben dodici anni torna all'interno della discografia dei
Kaledon la "
Legend of the Forgotten Reign", giunta in questa occasione al settimo capitolo intitolato "
Evil Awakens", fattore che senza dubbio farà particolare piacere a chi segue sin dall'inizio le sorti della band fondata nel lontano 1998 dal chitarrista
Alex Mele.
Sono passati ben cinque anni dal precedente "
Carnagus: Emperor of the Darkness", un disco che aveva rappresentato un nuovo inizio per i Kaledon, in primis dato dal cambio di cantante con l'ingresso di
Michele Guaitoli, già con
Temperance e
Visions of Atlantis, ed accompagnato in questa ennesima trasformazione dall'innesto di suoni più moderni, tastiere più "elettroniche" e chitarre dai toni ribassati, quasi a modellare un passaggio dal "vecchio" power metal dei nostri ad un classic heavy metal più oscuro e roccioso.
La strada è dunque attualmente tracciata con sicurezza ed anche il nuovo "
Legend of the Forgotten Reign - Chapter VII: Evil Awakens" ne segue pienamente le orme, ripercorrendone gli stilemi e puntando anche su elementi più oscuri e pesanti, come l'utilizzo del growl, con molta probabilità adeguato alle tematiche di questi due album, in cui vengono narrate storie incentrate su imperatori dell'oscurità ed il ritorno del male, perlappunto. Ovviamente non mancano episodi e momenti più ariosi e solari ma di fondo i Kaledon oggi propongono un heavy metal adulto e drammatico, vedi "
Emperor of the Night", uno dei migliori brani del lotto, assai lontano da quello che mediamente si può associare alla classica scena power metal o da quello che loro stessi proponevano agli esordi od anche pochi anni fa quando con il singolo "
Reunited Again" celebravano il ventennale della band, dimostrando peraltro che se volessero potrebbero nuovamente comporre in tutta tranquillità un disco dalle sonorità dei primi quattro "Legend".
Ne risulta ad oggi un lavoro ottimamente bilanciato, studiato e suonato fin nei minimi particolari, decisamente personale e pregno di carisma, insomma c'è un trademark ben definito e sin dai primi riff si può riconoscere anche senza conoscere il brano con assoluta certezza che si tratta della band romana; rispetto al precedente "Carnagus" abbiamo riscontrato una qualità media dei brani leggermente più alta, peraltro con un'ottima livellatura verso l'alto senza mai un momento di stanca, forse frutto della pressochè continua lineup o forse anche per l'ulteriore stop dovuto ai problemi innescati dal covid che ha permesso un maggiore tempo per le rifiniture.
Quello che è certo è che ad oggi, in maniera ancor più ferma rispetto al comunque ottimo passato, i Kaledon rappresentino una certezza ed una eccellenza nel panorama classic metal europeo.
Da segnalare l'eccellente produzione e, tra le altre, la stupenda conclusione affidata ad uno dei loro migliori brani "
The Story Comes to an End?", con ospite
Nicoletta Rosellini dei
Kalidia, che peraltro è l'unica canzone che si rifà al loro vecchio stile e che, forse, va a chiudere (e riaprire?) un cerchio in maniera perfetta.
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