Questo “
A new tomorrow” è un gran bel disco, scritto e interpretato da un ottimo gruppo, capace di trasmettere all’ascoltatore un sacco di belle vibrazioni.
Se vi “disturba” il fatto che i
Rain siano italiani o che in questo lavoro si rivolgano esplicitamente, dopo un percorso artistico che li ha visti impegnati anche in sonorità più “classiche”, a quanto già formulato da
band come Alter Bridge, Shinedown, Nicleback e A7X, è un vero peccato, fermo restando le inappellabili questioni di gusto personale.
La verità è che i bolognesi, forti di una carriera iniziata negli anni ottanta e di numerosissimi e capillari attestati di stima, giungono oggi a sfornare un albo veramente potente e immediato, che sfida i colossi appena citati sul loro terreno preferito e lo fa senza l’ombra di timori reverenziali, almeno dal punto di vista squisitamente espressivo.
Non so se chiamarla “progressione”, anche perché la storia dei
Rain è ricca di momenti musicali di notevole valore esplicitati attraverso le differenti sfumature del
rock n’ roll, ma quello di cui sono convinto è che i nostri hanno sfornato undici canzoni eccellenti, concentrandosi su un
songwriting coinvolgente e “moderno”, pregno d’ispirazione nonostante modelli musicali piuttosto evidenti.
Una “roba”, insomma, che non tenta di accattivarsi in maniera fastidiosamente acritica le simpatie degli estimatori del
radio-rock contemporaneo, i quali, però, non potranno che essere sedotti istantaneamente da una possente
title-track, da una “
Down in hell” che piacerà ai tifosi dei Five Finger Death Punch e da una “
New sin” che striscia nei sensi subdola e sfocia in un
refrain di notevole incisività.
“
Double game” accentua leggermente il coefficiente di aggressività e piace per la pulsante costruzione armonica, e se “
Master of lovers” e “
Never alone” dall’altro lato tentano soluzioni leggermente più “radiofoniche” (aggiungendo qualcosa dei Foo Fighters nell’impasto sonico), con “
Loveself” i felsinei dimostrano di saper trattare in maniera adeguata anche la difficile materia di cui è fatta la ballata malinconica.
Dopo aver segnalato la scura e incalzante “
All you can hate”, un gradevole “riempitivo” intitolato “
Evil me”, e il poderoso
anthem “
Revolver”, arriviamo alla “pietra dello scandalo” dell’opera e cioè la
cover “attualizzata” di “
Peace sells” dei Megadeth … al di là del risultato (discreto), l’ulteriore testimonianza della personalità dei
Rain, una formazione ambiziosa e “coraggiosa” che anche in questo specifico frangente non teme confronti tutt’altro che agevoli.
Se amate l’energia e il
groove del
metal, fusi con la forza della melodia accattivante, non sarà facile trovare in giro qualcosa di maggiormente efficace di “
A new tomorrow” … davvero ben fatto.
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