Copertina 8

Info

Genere:Heavy Metal
Anno di uscita:2022
Durata:48 min.
Etichetta:ROAR! Rock Of Angels Records

Tracklist

  1. HAMMER ON THIN ICE
  2. METAL NEVER RUSTS
  3. SKULL IN THE CLOSET
  4. BLACK SHIP
  5. HEAVILY MENTAL
  6. SCARY QUIET
  7. AD MAIORA SEMPER
  8. JINGLE HELL
  9. PAY TO PLAY
  10. WEATHERING THE STORM

Line up

  • Federica "Sister" De Boni: vocals
  • Tony "Mad" Fontò: guitars
  • Valentino Francavilla: guitars
  • Jo Raddi: bass
  • Alex Mantiero: drums
  • Alessandro Muscio: keyboards

Voto medio utenti

"When life is shitty and no one can fix me
I push play, metal's on
I start to feel strong again"

In questi versi, che introducono la titletrack del nuovo album dei White Skull, ci ritrovo praticamente l'essenza del Metal.

E i White Skull sono da più di trent'anni che tengono alti i vessilli dell'Heavy Metal, e lo hanno fatto grazie a ben dieci album, sin dal loro esordio "I Won't Burn Alone" (1995), per quanto il salto di notorietà sia avvenuto in occasione di quel "Tales from the North" (1999) che li ha fatti conoscere anche al di fuori degli italici confini, soprattutto in Germania, grazie a brani spettacolari come "Asgard" e la stessa "Tales from the North".
Ancora oggi se guardo alla loro discografia, ho difficoltà a individuare un disco debole e non meritorio di attenzione, per quanto non siano mancati differenti approcci compositivi ed esecutivi e svariati avvicendamenti a livello di formazioni, anche in un ruolo importante come quello del/della vocalist.
Nel 2012 "Under this Flag" aveva, per l'appunto, rappresentato il ritorno della storica cantante del gruppo, Federica De Boni, al fianco dell'indiscusso leader e capitano della band, il chitarrista Tony Fontò, al pari del successivo "Will of the Strong", realizzato nel 2017. Da questa uscita sono già passati cinque anni, e con il nuovo "Metal Never Rusts" i White Skull si presentano con un paio di novità, il chitarrista Valentino Francavilla, nel ruolo in precedenza tenuto da Danilo Bar, e una nuova casa discografica, la ROAR! Rock Of Angels Records, ma soprattutto anche con tante conferme.
Innanzitutto, una manciata di belle canzoni, tanta energia e altrettanta grinta, e nell'occasione, non si fanno mancare nemmeno un pizzico di pazzia, come la scelta di proporre una "Jingle Hell" che è proprio quanto promette il titolo: una canzone bella che pronta per il prossimo Natale e che vede i nostri lanciarsi su sentieri più prossimi ai Lordi che a quelli che sono i loro standard. Una prova, ad ogni modo, superata brillantemente.
Di tutt'altra pasta la dirompente "Hammer On Thin Ice”, con una De Boni subito aggressiva, con una risolutezza che si smorza solo parzialmente nel refrain. Non meno irruenti le seguenti "Metal Never Rusts" e "Skull in the Closet", letteralmente prese d'assalto dalle chitarre di Fontò e Francavilla, sempre capeggiati dalla "Sister" De Boni, mentre il duo ritmico composto da Alex Mantiero e Jo Raddi pesta con dovizia e la giusta cattiveria, e Alessandro Muscio cesella con i suoi tasti d'avorio.
A parte qualche "Oh - Oh - Oh..." qua è la, devo riconoscere che con questi tre pezzi i White Skull mi hanno davvero sorpreso per tutto quel vigore messo in campo, che mi ha praticamente spinto spalle al muro.
Beh... e poi il momento di "Black Ship", titolo che subito mi affascina (come tutti quelli che rimandano a storie di pirateria e guerra di corsa, anche se poi i temi qui trattati saranno altri), e brano che non delude, un mid-tempo che si snoda con i suoi toni più epici ed una maestosa prestazione d'assieme. Se "Heavily Mental" rallenta ulteriormente i ritmi, optando per toni più minacciosi e teatrali, la rocciosa "Scary Quiet" pesca a piene mani dagli altiforni del bacino della Ruhr e non a caso a duettare con Federica De Boni ritroviamo una vecchia conoscenza della band, come Chris Boltendahl, che si è anche preso carico del mixing e del mastering del disco nei Graveyard Studio di Colonia, dopo che le registrazioni si erano tenute ai Mobile Mad Recording Studio sotto la guida di Tony Fontò.
Ma i White Skull non sono ancora sazi e si abbuffano di larghe dosi di Heavy Metal con una "Ad Maiora Semper" che, anche grazie a un guitarwork da paura, si segnala come uno degli episodi più rappresentativi del disco, lasciando intravedere forti rimandi al passato. Di "Jingle Hell" abbiamo già detto, quindi si passa ad un tema ben più serio, come quello raccontatoci da "Pay to Play" e con tanto di citazione dal film "Il Padrino", sul quale i White Skull ribadiscono la loro posizione (che condivido appieno) e denuncia.
Siamo arrivati così, quasi senza accorgersene, alla fine della corsa, e possiamo infine provare a rilassarci un poco con "Weathering the Storm", una power ballad che si mette in moto sulle note melodiche di Muscio, raggiunto poi dalle chitarre, e dove alla voce di "Sister" De Boni se ne affiancano altre maschili (tra queste ho riconosciuto solo il digrignare di "Mad" Fontò).

Una bella e vincente conclusione... per un album bello e vincente.




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Recensione a cura di Sergio 'Ermo' Rapetti

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Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 06 nov 2022 alle 20:22

I White Skull non hanno (quasi) mai sbagliato un album e questo non fa eccezione. Grandissimi!

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