La classe non è acqua. Su questo assunto potrei iniziare e chiudere una recensione che, come si dice in gergo, si scrive da sola.
I
Threshold sono una di quelle realtà osannate nel panorama prog metal, ma che mai sono riuscite a raccogliere i grandi consensi spettanti a loro colleghi più blasonaDTi. Loro, però, come i Fates Warning, hanno mantenuto una qualità media invidiabile, cambiando talvolta qualche nome in line-up ma senza mai smarrire l’essenza stessa del combo, coerenti dal primo all’ultimo disco. E nonostante sia arcinoto il mio amore viscerale per Da
mian Wilson, devo ammettere che il ritorno di
Glynn Morgan abbia permesso a
Karl Groom e soci di ritrovare una vena più metal, forse meno arzigogolata, e sicuramente più adatta al nuovo mercato. Detto tutto questo, vi posso tranquillamente dire che “
Dividing Lines” è una bomba.
La classe e la maestria degli inglesi qui si infarcisce di muscoli, e sin da “
Haunted”, sfoggia una pienezza compositiva sorprendente, laddove le songs sono cariche, riffose quanto basta, ma soprattutto ben scritte. Ed è una dote sempre più rara, quella di riuscire a trovare canzoni che funzionino al netto degli arrangiamenti (step creativo che ormai ‘ruba’ la maggior parte delle energie di ogni band). È bene ribadirlo, non sono gli arrangiamenti a fare una bella canzone, come non sono i vestiti a fare una bella donna. Aiutano, sì, evidenziano o nascondono, ma la bellezza non è nell’abito. E qui a ‘fare il monaco’ ci pensano pezzi ben scritti, con dei ritornelli che restano facilmente (“
Let it Burn”, “
King of Nothing”), anche quando i brani si allungano (“
The Domino Effect”) e la band più indulgere un po’ di più nel suo DNA progressivo, che c’è sempre (ed è bene ribadirlo), ma che viene dosato con un gusto e un’intelligenza rara.
Insomma, ancora una volta i Threshold dimostrano di meritare ben più di quanto abbiano raccolto finora. Questo ennesimo gran bel disco, “
Dividing Lines”, non fa che confermare come la band sia in salute, in piena fase creativa e con una coerenza sonora (non mi stancherò di ripeterlo) davvero strabiliante. Avercene, di dischi così.
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