Oibò … ma che bello
‘sto debutto della “strana coppia”
Ellefson-Soto …
Mi rendo conto che non si tratta di un modo molto “professionale” per iniziare l’analisi di un prodotto musicale, ma in realtà è esattamente quello che ho pensato dopo l’ennesimo ascolto del loro “
Vacation in the underworld”, decidendo subito dopo di doverlo aggiungere alla mia adorata collezione di dischi “fisici”.
Detto così potrebbe sembrare che non contassi molto sulla collaborazione tra lo storico bassista dei Megadeth e una delle voci più versatili ed espressive (oltre che “oberate” …) dell’intero
rockrama internazionale, ed in effetti, nonostante la stima nutrita per tali celebrità, ben più di qualche perplessità si accompagnavano al mio avvicinamento alla loro opera prima.
Ammirazione da estendere anche agli altri protagonisti del progetto,
Andrea “Andy” Martongelli (Arthemis) e
Paolo Caridi (Sweet Oblivion, Hollow Haze, Arthemis, …) e che comunque non mi lasciava del tutto “tranquillo” sul valore di quello che rischiava di apparire come una sorta di “passatempo” senza troppe pretese.
E invece l’
album è un’eccellente raccolta di godibili canzoni all’insegna di una forma piuttosto variegata e avvincente di
hard n’ heavy, a partire da una
title-track che irrompe nell’etere con il compressore ritmico garantito dall’ospite
Ken Mary (Fifth Angel, Flotsam and Jetsam, Impellitteri, House Of Lords, …) e un
rifferama tagliente (a cui contribuisce
Steve Conley dei Flotsam and Jetsam) come un rasoio puntato dritto alla giugulare.
Su tutto si staglia poi l’ugola flessuosa di
Mr. Soto, uno dei pochi cantanti in grado di passare dall’
AOR al
HM senza alcun imbarazzo, e qui capace di dominare il poderoso e fosco tiro vagamente
Priest-iano del brano.
Con “
Like a bullet” il clima diventa più
classy e
anthemico, pilotato da un
refrain a “presa rapida” e se in “
Sharpen the sword” le due anime della
band fin qui rivelate sembrano combinarsi in un’unica entità (il ritornello ricorda qualcosa di “
One vision” dei Queen!), “
The reason” striscia sinuosa e magnetica nei sensi tramite ad una melodia seducente e una grande prestazione collettiva del gruppo.
“
S.T.N.” (ovvero “
Something to nothing”) prosegue nella conquista dell’astante attraverso modalità operative più dirette, iconoclaste e “semplici”, mentre le pulsazioni “classiche” di “
The revolution” piaceranno ai tanti estimatori di Iron Maiden e
Dio, i quali, da bravi e poliedrici intenditori di buona musica, non dovrebbero faticare troppo nemmeno ad apprezzare le lascive atmosfere
sleaze-grungiarole di “
Celebrity trash” e le bordate
thrash concesse a “
Live to die another day”.
A questo punto dovrebbe essere evidente che “
Vacation in the underworld” è tutt’altro che un albo “monocromatico”, ma a chiarire ulteriormente il concetto arrivano le inquietudini di “
The day before tomorrow” (con
Giada “Jade” Etro dei Frozen Crown) e la furente “
Rise to win”, due esempi di come suggestioni
progressive e intensità
metallica si possano mescolare brillantemente in maniera diversa, anche grazie al violino irrequieto di
Alyson Montez.
Tre ottime
bonus-track (la dolce “
Out of the blue”, la
groove-osa “
Lone star” e la crepuscolare “
Writing on the wall”, tra
Ozzy ed
ehm, Metallica) concorrono a constatare l’efficacia complessiva dell’incisione, facendomi pervenire così a quel giudizio “istintivo” che trovate in apertura di disamina, da sommare al desiderio che il valoroso
team griffato
Ellefson-Soto abbia un futuro e non si limiti ad un’occasionale, molto riuscita, produzione discografica.