I
Sarcofago, formazione brasiliana capitanata dall'ex singer dei Sepultura
Wagner Lamounier e dal bassista
Geraldo Minelli, sono stati uno dei gruppi più all'avanguardia per quel che è stato il processo di estremizzazione sonora avvenuto negli anni '80; processo che dal Thrash Metal ha portato alla nascita del Death Metal e del Black Metal così come oggi li conosciamo. Per quel che concerne l'influenza sul Black, si pensi non solo alla musica e alle tematiche blasfeme, ma anche all'aspetto, per esempio all'utilizzo del corpse paint unito alle classiche iconografie anticristiane. Look che potete vedere nella copertina del disco che andremo adesso a prendere in esame: "
I.N.R.I." datato 1987 (
Cogumelo Records).
Un disco all'epoca sottostimato poiché doveva confrontarsi con prodotti clamorosi usciti nel giro di pochissimi anni, mi riferisco ai capolavori Thrash della Bay Area, allo storico debutto dei Death con "Scream Bloody Gore", proprio nello stesso anno, ai primi due dischi dei Possessed, ai Morbid Angel che si affacciavano sulla scena, ai primordiali vagiti Grind (vedi "Scum" dei Napalm Death) e a tutta una serie di storici album che negli ambienti underground circolavano in quegli anni. Probabilmente alcune band avevano dato vita anche a dei lavori maggiormente strutturati, ma, a mio modo di vedere, non è questo il motivo che giustifica la non troppa ampia risonanza dei
Sarcofago rispetto a nomi ben più blasonati. Credo che la causa sia di tipo geografico più che qualitativa. Ovvero, nell'essere geograficamente lontani dalla scena a stelle e strisce che all'epoca dominava l'ambito Metal; gli USA potevano sicuramente offrire percorsi professionali migliori e abbracciare un mercato ben più "ampio". C'è da dire che nonostante questo, il disco ha avuto un'ottima diffusione in quello che era il sottobosco della musica estrema...basta volgere lo sguardo ai numerosi tributi fatti ai
Sarcofago da molte band di culto.
In ogni caso "
I.N.R.I." meritava di più, è un disco di una potenza e di un'estremità sonora inaudita per l'epoca, aveva in sé tutte le coordinate del Thrash/Death, e anticipava in molti passaggi tutto ciò che di lì a poco sarebbe nato in ambito Death e Black Metal (mi riferisco alla seconda ondata).
Veniamo adesso alla formazione, i
Sarcofago del 1987 erano:
Wagner ''Antichrist'' Lamounier (Voce/chitarra),
Zeber ''Butcher'' (Chitarra),
Gerardo ''Incubus'' Minelli (Basso),
Eduardo ''D.D. Crazy'' (Batteria).
Le liriche dei brasiliani sono tutte incentrate su satanismo, anticristianesimo e contenuti blasfemi di vario tipo. L'intento pare che fosse quello di "scioccare" e di suonare con più ferocia e violenza possibile, il tutto sotto la spinta della classica ribellione giovanile – a questo pare che sia dovuta la cruenza senza eguali dei testi partoriti dai
Sarcofago.
In ogni caso, qualunque fosse il loro intento, sono riusciti a condensare, con vene artistiche quasi horrorifiche, l'essenza del male.
Per quel che concerne l'aspetto musicale, ci troviamo di fronte a un disco compatto, monolitico nel suo incedere carico di nera ferocia. Non c'è tempo per respirare, le fiamme dell'inferno si levano in alto e consumano l'aria circostante...
Date queste premesse sarebbe inutile addentrarsi in un track by track, e ci limitiamo a ridefinire le coordinate stilistiche messe in atto dal quartetto brasiliano. Come già accennato il disco è improntato prevalentemente su pezzi veloci, c'è spazio solo per brevi rallentamenti inseriti qua e là, i suoni sono duri, grezzi e assolutamente non artefatti. L'impasto musicale che tiene in piedi il tutto è un Thrash/Death dalle tinte oscure, frutto dell'avvenuta assimilazione della lezione impartita da gruppi come Venom, Bathory, Celtic Frost, Slayer e dalla triade teutonica (Kreator, Sodom, Destruction).
Uno degli aspetti più interessanti è – come introdotto a inizio recensione – "l'avanguardia" stilistica del gruppo. A tal proposito penso ad esempio all'ampio utilizzo del blast beat – a tutti gli effetti degno di questo nome – da parte di
Edoardo D.D. Crazy, accoppiato al tremolo picking tipico delle sonorità estreme. Su tutte invito il lettore all'attento ascolto della splendida title-track, una vera e propria lezione di Metal estremo per le generazioni avvenire.
Per capire l'innovatività di tale proposta, si deve pensare che all'epoca il blast beat era stato utilizzato solo in forma embrionale da gruppi di matrice Hardcore come i D.R.I., da Charlie Benante con i suoi S.O.A.D. nei brani "Milk" e "Anti-procrastination Song" (forse il primo ad avvicinarsi alle moderne forme di blast beat), e nel 1987 – omonimo anno di "
I.N.R.I." – dai Napalm Death nel loro disco di esordio "Scum".
Il disco scorre che è una meraviglia, ventotto minuti scarsi, ma più che sufficienti per stordire anche l'headbanger più duro.
Una manciata di minuti costellati da riff al fulmicotone da parte dell'ottimo
Zèder Butcher, affiancato dal fedele basso di
Incubus Minelli; doppia cassa, blast beat e tupa tupa martellanti sfoggiati dall'instancabile
D.D.Crazy, sopra cui si erge sguaiatamente maestosa, tra growl, scream e cantato urlato, la voce di
Lamounier.
È un album che non presenta tracce deboli, ma se dovessi scegliere i brani più rappresentativi indicherei "
Satanic Lust", "
I.N.R.I.", "
Christ's Death" e "
Satanas".
La produzione, affidata a
Gauguin,
Tarso Senra,
João Guimarãesè, è "ottima" per quel che erano i canoni di questo genere di "prodotti". "
I.N.R.I." è dotato di suoni selvaggi, tetri e nell'insieme ben calibrati, riuscendo al contempo a far emergere la personalità di ogni singolo strumentista.
Non ho altro da aggiungere su questa pietra miliare, se non:
<< Ascoltare, riascoltare e apprendere la lezione>>.
Recensione a cura di DiX88