La sempre combattiva
Leather Leone è qui a ribadire che "II", il comeback nel 2018 dei
Leather dopo l'ormai lontano esordio (era il 1989) "Shock Waves", non era stato un estemporaneo fuoco di paglia.
Infatti, quello che arde nei solchi di "
We Are The Chosen" è proprio il fuoco della passione, lo stesso che divampa nel cuore e nell'ugola di
Leather Leone dai primi anni '80, con le Rude Girl e poi, soprattutto, con i Chastain, tra le cui fila ha realizzato ben sette full length (beh… otto se consideriamo il rifacimento del 2017 di "We Bleed Metal") oltre a qualche compilation. Certo, avrebbero potuti essere di più, ma dal 1991 si era allontanata dalle scene musicali per quasi un ventennio, per rifarsi viva prima con le Sledge Leather e quindi riallacciando i rapporti musicali sia con David T. Chastain sia con il proprio passato solista.
E di questo siamo qui a parlare, dell'ancora fresco di stampa "
We Are The Chosen", dove l'esplosiva "
We Take Back Control" è un'esplicita dichiarazione d'intenti, rapida e aggressiva tanto quanto la stessa cantante sulla copertina dell'album (realizzata da
Marcelo Vasco, già all'opera, tra gli altri, con Kreator, Testament, Dee Snider), e con modi accostabili a quelli dei migliori Metal Church. È un gran bel pulsare anche sulla successiva "
Always Been Evil" meno isterica e più ariosa dell'opener, grazie al guitarwork ispirato di
Vinnie Tex (che sul disco ha suonato anche il basso) e sono altrettanto avvincenti i toni drammatici che incrociamo prima su "
Shadows", hardeggiante (dal mood quasi settantiano) e con maggior spazio alle melodie nei fraseggi strumentali, e poi in quelli più arcigni di "
Off With Your Head".
La titletrack è un anthemico mid-tempo dai toni epici ed un omaggio - non solo musicale - a Ronnie James Dio, dichiarata fonte d'ispirazione di una
Leather Leone che conferma di essere in gran forma, con i nostri che bissano con la spigolosa "
Tyrants" e con "
Hallowed Ground", potente ballad che ricorda nuovamente i Metal Church (direi quelli di "Watch the Children Pray") e brillantemente tratteggiata dalle orchestrazioni di
Douglas Pinella.
Dopo la quiete... la tempesta e, giusto per ricordarci della sua presenza e importanza, è il terremotante drumming di
Braulio Drumond a dettare i tempi alla cavalcata metallica "
Dark Days". Non che in precedenza si fosse mai tirato indietro e comunque non lo farà neppure dopo, quando giunge il momento di provare a dominare il mondo con "
Who Rules the World" e tantomeno per andare a cogliere gloria postuma sulla scattante "
The Glory in the End", due episodi dove l'esuberante e dinamico Heavy Metal dei
Leather trova la giusta collocazione.
L'unione delle forze da parte dell'ormai veterana cantante statunitense con i più giovani musicisti brasiliani
Vinnie Tex e
Braulio Drumond dimostra ancora una volta di poter funzionare. E pure piuttosto bene.
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