Copertina 7

Info

Anno di uscita:2023
Durata:44 min.
Etichetta:Shadow Kingdom Records

Tracklist

  1. CALL OF THE VOID
  2. GRAVE DANCE
  3. LIVING ON THE EARTH
  4. PANDORA'S BOX
  5. BLIND DEAD
  6. SHE
  7. LORDS OF THE WASTELAND
  8. SLAVE ONE
  9. LAST RITES

Line up

  • Jonathan "Sealey" Seale: bass, vocals
  • Steve Wilson: guitars, vocals
  • Scott Naylor: drums

Voto medio utenti

Abbandonate le velleità epico-cavalleresche incentrate sul ciclo arturiano che caratterizzavano le liriche del precedente lavoro, i doomster inglesi tornano oggi con il loro quarto sigillo in studio intitolato, guarda un po’, “IV”.
Nei cinque anni trascorsi gli Iron Void non hanno rivoluzionato il loro sound, apportato cambiamenti significativi ma, anzi, continuano a portare avanti con orgoglio il loro mix di doom, heavy e spruzzate seventies.
Ecco, giusto la parte più epica e figlia dei Candlemass ben presente su Excalibur lascia oggi il posto ad un sound ulteriormente “essenziale”, forgiato con gli strumenti base della musica rock, senza orpelli, cori o troppe sovraincisioni. Non è un distacco totale eh, le influenze di Edling e soci ogni tanto riaffiorano (ad esempio su "Blind Dead") ma sono molto meno evidenti che in passato.

IV” si rivela un disco molto godibile nella sua semplicità, un lavoro in cui la band riesce ad alternare con naturalezza ed apparente agevolezza brani dilatati, lisergici, onirici ma mai troppo monolitici ad altri più brevi e ritmati, offrendo all’ascoltatore 45 minuti di musica figli della tradizione inglese di Birmingham e di quella americana che trova le proprie radici in Pentagram (vedi l'esemplificativa "Grave Dance") e Saint Vitus.
L’amore della band verso il gruppo di Iommi è evidente, talvolta perfino eccessivo, come è facile notare in brani come “Pandora's Box” che riprende fin troppo da vicino le linee melodiche di "N.I.B".
I loro riff sono semplici e grossi, gli assoli hanno il sapore degli anni ’70 e sono costruiti su pentatoniche e, mentre vengono eseguiti, non c’è nemmeno una seconda linea di chitarra ritmica a portare spessore. Non ce n’è bisogno perché il basso ha un elevato tasso di trigliceridi e riesce a tenere incollato il tutto a dovere, mentre la batteria è in grado apportare semplici ma necessari arrangiamenti aumentando il ritmo o piazzando fill per restituire una botta di vita a canzoni (soprattutto quelle più dilatate) che altrimenti rischierebbero di diventare piattine.

Inutile dire che l’originalità non abita da queste parti (e nemmeno la pretendo da una proposta così classica) ma “IV” si rivela un buon ascolto, assolutamente godibile e piacevole, senza che vengano raggiunte vertiginose vette compositive o che vi siano canzoni memorabili: una proposta sincera, creata con competenza da chi (e per chi) ama visceralmente questo genere musicale.


Recensione a cura di Francesco Frank Gozzi

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