Toh, chi si risente dopo qualche anno di silenzio: i teutonici cantori dell’afflizione, i lancinanti
Imperium Dekadenz.
Non so a voi, ma a me sono mancati; ogni loro
album, in effetti, ha incontrato la mia convinta approvazione. Tuttavia, rilevo come tale entusiasmo non sempre abbia trovato sponda, tanto nella stampa specializzata quanto nel bacino di ascoltatori.
Sono quindi forse io a sopravvalutare la caratura del duo tedesco?
Onestamente non saprei dire; fatto sta che, anche laddove così fosse, non trovo certo ragione per mutare orientamento ora.
Già, perché col nuovo “
Into Sorrow Evermore” si assiste, per quel che mi riguarda, al settimo centro discografico su sette tentativi.
Le coordinate sonore, invero, non sono mutate granché rispetto al passato: ancora una volta ci troviamo a percorrere un dolente sentiero lastricato di malinconia, rimpianto, mal di vivere e pura tristezza. Un sentiero in cui il
black metal, di fatto, non è che un tramite per veicolare i tormenti interiori del compositore.
Nei solchi di questo disco, così come per i suoi predecessori, la frenesia esecutiva ed il livore propri del genere di riferimento non trovano che sporadica cittadinanza, a dispetto di contemplativi tempi medi ed atmosfere sì uggiose, ma spesso permeate da un’aura di mesta solennità.
Fra i parametri di valutazione di “
Into Sorrow Evermore” è opportuno elidere, o quantomeno porre in secondo piano, dettagli quali tecnica strumentale (standard), produzione (piacevolmente organica), arrangiamenti (ridotti all’osso ma efficaci), struttura dei brani (volutamente lineare): il
focus degli
Imperium Dekadenz è, ed è sempre stato, porre l’accento sul profilo squisitamente emotivo della proposta.
Ebbene: tale obiettivo viene una volta ancora raggiunto, anche in virtù -perché no- di una propensione melodica piuttosto spiccata.
Per convenire col sottoscritto vi basterà posare l’orecchio sulla struggente litania di “
Aurora”, sul livido sfogo di “
Truth Under Stars” (forse la mia prediletta) o sulla dolorosa epicità della conclusiva “
Memories… A Raging River”.
Un ulteriore plauso, quindi, agli
Imperium Dekadenz, che si confermano compagine onesta, coerente, distante da ogni baracconata e, sino ad oggi, immancabilmente ispirata nel musicare i patimenti che attanagliano l’animo umano.
Concedete loro una
chance. La meritano.
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