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Sto correndo nella nebbiosa notte d'estate.
Attraverso vecchie foreste e foreste selvagge. Attraverso zone umide e pantani.
Passando per i saltimbanchi e i tumuli del tesoro. Oltre gli iris e i salici.
Un sentiero segreto ci conduce a casa, ci porta nel grembo della foresta, dove non si sente mai il rintocco delle campane.
Dove i cacciatori non calpestano mai.
Dove gli odiosi pastori non predicano mai. Lontano dal disprezzo e dalla derisione. Lontano dall'avidità e dal tradimento.
Perché proprio qui tutte le catene sono finalmente spezzate.
E qui correremo liberi. Ci aggireremo nell'ombra profonda.
Tutte le mie sorelle, i miei fratelli ed io.
Mia madre e mia figlia, con me."
Benvenuti nell'"
Anno 1696". Benvenuti all'inferno.
Dopo l'EP "
Argent Moon" e le sue note maliconiche e dolorose, in molti avevano pensato che gli Insomnium dall'album successivo avrebbero proseguito sulla medesima falsariga, ammorbidendo e rallentando la loro proposta.
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Anno 1696"(
Century Media Records), il nono lavoro sulla lunga distanza per
Niilo Sevänen e compagni, dimostra al mondo che lo spirito che anima i ragazzi di Joensuu è rimasto il medesimo che li ha spinti in questi 25 anni di carriera.
Il nuovo album è un concept (come nel sorprendente "
Winter's Gate") che si articola intorno ad un racconto breve, cupo, gotico e macabro, scritto dal bassista e cantante.
La storia - omaggio a "
Suden Morsian"(la sposa del lupo), uno dei rari romanzi sui licantropi proveniente dalla Finlandia scritto da
Aino Julia Maria Krohn-Kallas nel 1928 - ad un primo livello di lettura tratta dell'amore impossibile tra un uomo, Juho, ed un donna-lupo, la bellissima Lilian; del frutto dannato del loro amore e della spietata caccia che il cacciatore di streghe Kalmander dà alla fanciulla.
Ma c'è un secondo livello di interpretazione, più profondo, più complesso ed in un certo senso più spaventoso, ed è la contrapposizione e l'inevitabile scontro tra tre mondi inconciliabili:
- il dogmatismo cieco ed intransigente della religione rappresentato dall'inquisitore Johan Kalmander
- la curiosità, l'apertura mentale ed i dubbi del medico e notaio Arvid Kuura
- le forze ancestrali, misteriose, indomabili ed incomprensibili agli uomini del tardo 1600, impersonificate dal licantropo Lilian.
Il tutto calato negli anni 1696 e 1697, periodo in cui morì il 30% della popolazione finlandese e le propaggini velenose della caccia alle streghe raggiunsero Finlandia e Svezia culminando nei processi di Torsåker in cui 70 donne furono decapitate in una piccola parrocchia svedese.
Con una simile fonte di ispirazione "
Anno 1696" non poteva che essere un disco di oscura, furiosa, dolente bellezza.
E le prime 4 tracce - da sole - farebbero la fortuna del 90% delle band oggi in circolazione.
L'opener "
1696", dopo un'introduzione acustica, scaraventa l'ascoltatore nel periodo infernale di cui si parla: le tre chitarre di
Ville Friman, Markus Vanhala e Jani Liimatainen cesellano partiture che tagliano come lame di ghiaccio e la sezione ritmica
Hirvonen/Sevanen sferza con attitudine mai così vicina al black metal.
Gli
Insomnium proseguono nella loro discesa in questo mondo intriso di dolore e senza speranza con la meravigliosa "
White Christ", marziale ed ossessiva nel suo incedere, perfetta per tratteggiare l'implacabile e cieca furia del cacciatore di streghe a cui è dedicata.
Il brano è reso indimenticabile dalla presenza del più grande cerimoniere del metal: il deus ex machina dei
Rotting Christ Sakis Tolis che con la sua voce profonda, sferzante ed istrionica conferisce un'aura malsana a tutta la composizione.
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Godforsaken" - forse il brano più epico dell'album e sicuramente uno dei migliori mai composti dalla band - vede la voce meravigliosa di
Johanna Kurkela (prima vocalist femminile in un brano degli
Insomnium) regalare un barlume di luce alle consuete melodie disperate del quintetto; "
Lilian" infine chiude questo poker di tracce incredibili con il trademark che ha reso celebre il gruppo, armonie che toccano l'anima inserite in tessiture cupe e disperate.
La seconda parte del disco presenta sfaccettature più intime mentre il dramma e lo scontro arrivano al drammatico finale: "
Starless Paths", "
The Witch Hunter", la ballad acustica "
The Unrest" (invero il capitolo meno riuscito del lotto che resta comunque un miraggio per moltissimi gruppi) conducono alla suite "
The Rapids" in cui i destini dei protagonisti si compiranno.
Il brano conclusivo è un saliscendi di emozioni, che alterna aperture furiose a interludi recitati e dai tempi dilatati, ed al suo epilogo dopo oltre 7 minuti il sentimento preponderante che mi ha assalito è stata una insopprimibile nostalgia.
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Anno 1696" segna un nuovo capitolo nell'immacolata carriera degli Insomnium e mi dà la certezza - anche se siamo solo a febbraio - che il titolo di "
disco dell'anno" sia già assegnato.
Chiudo citando un amico di
Metal.it che vuole restare anonimo:
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Il giorno in cui gli Insomnium sbaglieranno un disco, mi taglierò l'attrezzatura da riproduzione".
Severo ma giusto.
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Can you hear the whispers from beyond?
Can you hear the voices from the woods?
Can you hear the howling of the wolves?
Can you hear the Lucifer’s call?"
Insomnium - "
Godforsaken"