Stoner/sludge in arrivo dallo Iowa, pesante in senso musicale ed anche fisico, visto che al gruppo non farebbe male un buon dietologo. Il genere proposto lo si può già intuire dai titoli stravaganti, dalla bella copertina “sex’n’cars” della nostrana Malleus, ormai status-symbol per gli stoners, dal look sciatto e trasandato dei musicisti alla moda degli Electric Wizard e dai ringraziamenti, tra i quali spicca quello ai devastanti Bongzilla, i tipi che vivono di frastuono e cannabis. Un accostamento tra i due gruppi è possibile grazie alle stesse bordate metalliche assassine, all’approccio muscolare e tossico al genere, soprattutto per i volumi altamente esplosivi. La differenza sostanziale è invece il contributo vocale, che nei Burnout non è disturbante, malato, anche se molto heavy, e nella maggior propensione a spezzare il groove tellurico con qualche svisata acida diventata ormai di moda. Veniamo al disco e, caso strano, il primo pezzo è uno dei meno convincenti, uno stantio schema kyussiano mascherato da tonnellate di fragore ingannevole, in più la produzione è parecchio scadente e questo per l’intero sviluppo dell’album. Molto meglio “Bangzilla” (che combinazione!), sette minuti di claustrofobia elettrica ossessiva, parecchio stimolante, con richiami allo Stregone Elettrico piuttosto evidenti. I Burnout non hanno mezze misure e vanno avanti imperterriti con il loro sound deragliante, d'altronde vengono dalla terra degli Slipknot come dichiarano orgogliosi (o ironici?) ed hanno aperto shows per “delicatezze” come Brutal Truth. Avanti quindi, per citare le migliori, con l’ultrametal “6ft. of piss” che a dispetto del titolo presenta vocals vagamente catchy, l’heavy rock bastardo “Dirty man” con tenui accenti southern alla Sixty Watt Shaman, il cupo monolito “Mudslinger” denso come sabbie mobili e “Gas, grass or ass” (mah!) praticamente i Motorhead dopo una sbronza colossale. Unica eccezione al turbine sonoro una piacevole, spiazzante, escursione nei territori “spaziali” “Transmission from…” sistemata giusto a metà del disco. Ormai queste aperture non sono più una sorpresa ma fanno sempre piacere. Dunque, fantasia poca, grinta ed attitudine a vagoni. Genuini e sbiellati, pagano nel valutarli la produzione pessima, che crea una patina di ruvidezza alla musica ma alla lunga infastidisce. Potrò sbagliarmi ma nel gorgo impetuoso dei Burnout vedo scintille di sana violenza che il contratto da poco siglato con 12th Planet Music consentirà di sviluppare.
Meritano una chance.
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