Dopo l'introduzione di "
Conversio Prelude", ecco che lo scintillante e cromato Heavy Metal degli
Artch si presenta in maniera perentoria con "
Another Return to Church Hill", imponente ed epica nella sua impostazione classica, fondamentalmente maideniana, con una leggera brezza di US Power.
Era il 1988 e dopo alcuni demotape gli
Artch finalmente approdavano all'esordio discografico con questo album che la formazione norvegese (salvo il cantante
Eric Hawk nato a Reykjavik, in Islanda) aveva inciso solo qualche mese prima, con il supporto della britannica
Active Records.
L'album prosegue quindi con "
Power to the Man" potente (già nel titolo), semplice e diretta, e con la più cadenzata "
Loaded", brano dove tutte le doti di
Hawk emergono con prepotenza, e nel caso anche favorendo un accostamento a Ronnie James Dio, per quando il principale riferimento di
Hawk resti sicuramente Bruce Dickinson, non per niente
Eirikur Hauksson (il vero nome del frontman degli Artch) nel 1993 aveva partecipato alle audizioni per succedere a Dickinson negli Iron Maiden. Ma non gli è da meno il resto del gruppo, come ha occasione di dimostrare nella successiva "
Where I Go", con gli arpeggi delicati drappeggiati dai due chitarristi,
Cat Andrew e
Gill Niel, che poi si ritagliano anche una gustosa porzione solista, ma anche grazie alla precisione di una sezione ritmica, composta da
Bernt Jansen al basso e dal batterista
Jørn Jamissen, pronta ad esplodere nella seguente "
Metal Life", una cavalcata ben articolata e mai banale, che ha nel suo D.N.A. il cromosoma Iron Maiden, qui sequenziato con la velocità dei Malice e Savage Grace.
Dopo una manciata di battute interlocutorie, "
The Promised Land" parte all'assalto, con i quattro strumentisti che incalzano un Eric Hawk che, senza alcuna remora, prende per le redini questo cavallo selvaggio che scalpita sotto i colpi di
Jørn Jamissen.
Dopo tutte queste emozioni, "
Shoot to Kill", pur con le sue variazioni ritmiche (forse proprio perché troppo insistite) non riesce ad entusiasmare e sfila via un po' anonima, fortunatamente "
Living in the Past" mostra tutt'altra personalità e temperamento, mentre la conclusiva "
Reincarnation", che avrebbe trovato facilmente posto su "Battle Cry" degli Omen, la butta nuovamente sulla "
garra", in una prova di forza che gli
Artch vincono senza alcun problema.
Gli
Artch nel 1991 avevano poi dato un seguito al loro esordio con l'ottimo "For the Sake of Mankind" (uscito per Metal Blade Records) per fermarsi solo un paio di anni dopo. Successivamente si sono comunque concessi diverse apparizione live (come al Wacken Open Air del 2001, il Keep It True nel 2016 o lo Sweden Rock Festival del 2017) ma al momento non sono -
ancora? - tornati alla piena attività. E chissà se questa nuova ristampa non possa essere l'occasione giusta.
Ad ogni modo, se nel corso degli anni "
Another Return" è stato oggetto di diverse riedizioni, un motivo pure ci sarà.
" You must be ready for the fight
We'll bring you Metal-life tonight ... "
Metal.it
What else?