Sebbene provengano dal Brasile (anche se attualmente sono di base in Germania), gli
Outlaw ci offrono, con la loro terza fatica di lunga durata, una manciata di canzoni fortemente influenzata dal black/death svedese degli anni '90, di chiara matrice Dissection, soprattutto quelli del primo album.
Se, dunque, non è la carta della originalità quella che il terzetto si può giocare, è quella della qualità che, invece, rappresenta il piatto forte di
"Reaching Beyond Assiah", un album praticamente perfetto, partendo dalla registrazione cristallina, passando per l'interpretazione malvagia e sulfurea, e concentrandosi sulla preziosa dicotomia tra violenza e melodia che si respira in ogni canzone ed in ogni singolo arrangiamento.
Gli
Outlaw sono abilissimi nel riproporre un suono immortale, ma sono anche intelligenti nel renderlo "moderno", al passo con i tempi, e dannatamente "ficcante" grazie ad un approccio privo di compromessi e totalmente incentrato su una violenza non fine a se stessa ma oscura, sinistra ed immersa in una oscurità impenetrabile dalla quale, come lupi famelici, i nostri innalzano preziosi inni di devozione al maligno regalandoci un album da ascoltare e riascoltare, rigorosamente di notte.
Non credo di dover aggiungere altro: chi è amante di questa declinazione delle musica estrema, qui troverà il suo pane quotidiano.
Lo spirito dei Dissection è ancora vivo.
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