Vi anticipo subito che il ritardo con cui leggete la mia opinione sul nuovo disco solista di
Robin McAuley è dovuto essenzialmente all’ammirazione che nutro da tempo immemore per il
vocalist irlandese.
E non sembri una contraddizione, dal momento che non poter incensare come nelle aspettative il suo lavoro mi ha indotto a rimandare oltremisura la stesura di questa disamina, sperando inconsciamente in una rimonta nell’apprezzamento incrementando il numero degli ascolti.
Nulla da fare … “
Alive” è un
album solo discreto che non rende giustizia ad un cantante di grande livello, apparentemente impassibile al trascorrere del tempo.
A questo punto avrete già capito che il problema dell’opera non risiede nella brillante espressività dell’ugola di
McAuley e nemmeno, lo aggiungiamo ora, nelle qualità tecniche dei suoi fedeli (recenti) collaboratori o ancora nel fatto che rispetto al precedente “
Standing on the edge” è stato scelto un approccio più grintoso e
metallico.
Le incertezze principali di questi quarantacinque minuti di musica riguardano il coefficiente di “penetrazione” emotiva delle canzoni, tutte (esclusa forse solo la trascurabile pantomima Scorpions-
esca “
Feel like hell") abbastanza gradevoli, ma raramente edificate su linee melodiche e costruzioni armoniche veramente incisive.
Ne scaturisce un’esperienza uditiva piuttosto effimera che solo nel brillante numero d’apertura "
Alive", nel sopraffino tocco melodico della mia preferita “
Dead as a bone", nelle suggestive “
The endless mile” e “
My only son” e poi ancora nelle cromature
class-metal di “
When the time has come”,"
Stronger than before" e "
Who I am" riesce a combinare fine dicitura esecutiva e ispirata seduzione emozionale.
Un po’ poco, per un cantante che in tempi recenti ha saputo ripagare i suoi devoti estimatori e conquistare l’attenzione del popolo dell'
hard n’ heavy a suon di prestazioni molto convincenti.
Attendiamo fiduciosi un pronto riscatto, perdonando con facilità (era stato molto più impegnativo farlo ai tempi dei Far Corporation ...) questo piccolo “intoppo” all’interno di un percorso professionale in felice ripresa.
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