Phlebotomized: un nome, una garanzia!
La band olandese, non ha certo bisogno di particolari presentazioni, considerando che, formatasi nel lontanissimo 1990, si è resa autrice, nel corso della sua discontinua, ma intensa carriera, di alcune piccole “perle”, tra cui spicca lo stupendo "Immense Intense Supsense" (1994).
Altrettanto vero è però, che sulle (s)fortune della formazione ha pesato la lunghissima inattività, dal 1997 al 2013, con il conseguente “rimpasto di line-up” in seguito al quale l’unico membro fondatore, ad oggi, rimane l’ottimo chitarrista
Tom Palms.
Rotto il lungo silenzio, a fine 2018, con il buonissimo
Deformation Of Humanity, oggi i Nostri si ripresentano con
Clouds Of Confusion, uscito sempre per la fedelissima
Hammerheart Records.
Iniziamo subito col dire che si tratta di un disco non facilmente assimilabile al primo ascolto (ma quale lavoro dei
Phlebotomized lo è???), pieno di sfumature, tra loro, anche agli antipodi, ma perfettamente amalgamate all’interno delle composizioni, grazie alla classe dei musicisti olandesi che si differenziano da tanti altri loro colleghi più blasonati, per un’invidiabile freschezza compositiva.
I
Phlebotomized, anche in questa nuova fatica discografica, si muovono all’interno delle ormai consuete coordinate che hanno da sempre caratterizzato il loro sound, riuscendo a combinare abilmente, con la solita maestria che li contraddistingue, un’infinità di elementi molto diversi e, talvolta discordanti: la brutalità del death, l’eleganza delle partiture più progressive, la profondità di certe sonorità gothic-doom; tutto viene poi incorniciato all’interno di linee melodiche estremamente malinconiche, che favoriscono tortuosi viaggi introspettivi da parte dell'ascoltatore.
Questo miscuglio di ingredienti finisce inevitabilmente per generare delle atmosfere tirate ed intimamente lugubri, esaltate dalle onnipresenti tastiere a cura del bravo
Rob op’t Veld che, con il loro retrogusto amaro ed inquieto ricordano, nemmeno troppo lontanamente, quelle dei gloriosi Nocturnus dei primi anni '90 e dal growl, particolarmente cavernoso, del vocalist
Ben de Graaff).
Alle chitarre,
Dennis Bolderman ed il giovanissimo
Thijs van der Slijs (appena 23 anni!), si rivelano i partner ideali per il “vecchio”
Tom Palms che, dal canto suo, sfodera una prestazione maiuscola, ulteriormente enfatizzata dal già citato egregio lavoro delle tastiere, innalzando il pathos ai massimi livelli, in particolare in brani quali
Pillar Of Fire,
Death Will Hunt You Down, nell'articolata
A Unity Your Messiah Pre Claimed, con il suo "intro jazzato", oppure nell’onirica
Dawn Of Simplicity.
La struttura delle tracce è particolarmente intricata e dinamica, come del resto da tradizione per lo stile della band; capita cosi, non di rado, di avere la sensazione che i brani, si smontino e si rimontino da soli, con una naturalezza disarmante, lasciando interdetto l’ignaro ascoltatore che viene costantemente bombardato dall’insieme di tutte le evoluzioni e le tonalità musicali di cui è composto il medesimo pezzo.
Insomma, l'intero disco è un'esplosione sonora di emozioni!
Clouds Of Confusion rappresenta per i
Phlebotomized l’ennesimo tassello di una carriera che, nonostante la sua discontinuità, rimane ENORME, sotto il profilo qualitativo, assolutamente priva di sbavature, mai banale e costantemente finalizzata alla pura ricercatezza artistica.