Dopo aver analizzato i loro primi due lavori non potevo certo lasciarmi scappare l’occasione di recensire il nuovo album degli
Amorphia, nonostante il promo ci sia stato mandato con qualche mese di ritardo (l’abum è uscito nel 2022). “
Lethal dose” è il terzo disco in studio degli indiani, e arriva a due anni esatti dal suo predecessore “
Merciless strike”. Se andate a rileggervi le altre mie due recensioni, non faticherete a captare il mio entusiasmo verso la band di
Vasu Chandran e
Vivek Prasad, e vi anticipo subito che questo nuovo disco conferma quanto di buono ascoltato in precedenza.
E non solo lo conferma, ma è evidente che la band abbia fatto un ulteriore passo in avanti. Se stilisticamente non si discosta da quanto proposto in passato, a livello di songwriting la crescita è palese. Pur se ancora rintracciabili le influenze di Sodom e primissimi Sepultura, il trio indiano ormai riesce a tirar fuori materiale che ha una sua impronta ben definita. La costruzione dei brani è quello sul quale i nostri hanno sempre puntato molto. Pur trattandosi di pezzi per il 90% dei casi assestati su tempi velocissimi, non si parla di un semplice trita-tutto. Durante l’ascolto si percepisce benissimo che i brani sono ben studiati e strutturati, idem per quanto riguarda gli assoli di chitarra. Va da se che questa carta in più riesce a porre gli
Amorphia su un gradino più alto rispetto a tante altre giovani band che pensano solo a pestare il più duro possibile, senza concentrarsi più di tanto sulla qualità compositiva.
Sono sempre più contento che piccole scene come questa indiana o quella cilena sfornino nuove band e nuovi album come questi, lontani dal mainstream e dalle mega produzioni plasticose che, diciamocela tutta, hanno davvero rotto… Qualcuno potrebbe eccepire che la registrazione non è perfetta, o che qualche riff è già sentito, ma volete mettere la soddisfazione nell’ascoltare un album sano e genuino come questo rispetto a dischi falsi e piatti da far schifo?
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